martedì 4 marzo 2014

PROVINCE. SOLO PERCORSI COSTITUZIONALI PAROLA DI NAPOLITANO



“La provincia è ente ed istituzione, già inserita nella costituzione italiana dai padri costituenti all’art.114, e la stessa ha acquisito valenza e legittimità costituzionale a seguito della recente riforma del titolo V°, e tali modifiche confermate da un apposito referendum, si applicano anche alle regioni a statuto speciale; la soppressione dell’ente sovracomunale, può avvenire, in quanto modifiche costituzionali, attraverso la doppia lettura nei due rami del parlamento ed approvate con una maggioranza dei due terzi, oppure a maggioranza, ma con facoltà di ricorrere al referendum confermativo da parte del popolo italiano; la recente sentenza della corte costituzionale ha di fatto stabilito l’illegittimità del decreto Monti, che prevedeva la soppressione delle province per accorpamento e la trasformazione in ente di secondo grado, abolendo l’elezione diretta degli organi rappresentativi”. Parola di Napolitano.
“La posizione del Quirinale – comincia così la nota – è in linea con il ruolo e le funzioni del presidente della repubblica, in quanto garante della costituzione e attento conoscitore di ogni singolo articolo.” La più autorevole, a tratti persino autoritaria carica dello stato, non lascia spazio a fraintendimenti sul ruolo, lo status ed il percorso delle province. Anche chi ci ha abituato a forzare le prassi costituzionali con la creazione delle condizioni per crisi di governo fuori dall’ambito parlamentare – i casi da Berlusconi a Letta sono ormai consegnati alla storia – si pronuncia senza peli sulla lingua o meglio senza incertezze sulla tastiera sulle province, persino quelle a statuto speciale. Figuriamoci le altre. Napolitano sottolinea anche l’incostituzionalità dei provvedimenti Monti, dando – ce ne fosse bisogno – ancora più forza alla sentenza del TAR Liguria che ha proclamato la nullità della nomina del commissario straordinario Piero Fossati.

Perché questo intervento a piedi uniti sui nemici delle province? Dopo la visita a Catania della settimana scorsa, il governatore della Sicilia, Crocetta, aveva riferito una sorta di “appello” del capo dello stato perché l’assemblea regionale approvi la legge sull’abolizione delle province, per trasformarle in consorzi”. Rapida la replica di Salvatore Giuseppe Sangiorgi, presidente del comitato pro province siciliane “avendo trovato notevoli difficoltà a portare avanti una mala riforma all’assemblea regionale siciliana” Crocetta rilascia “dichiarazioni che hanno lo scopo di volere condizionare i lavori d’aula, per una sbrigativa e rapida approvazione di un disegno di legge che è e rimane in violazione dei principi costituzionali e della carta europea delle autonomie locali”.
Con la nota, di cui vi abbiamo dato conto in apertura, il Quirinale è tornato sulle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, smentendolo clamorosamente, ribadendo che: “nel corso della sua recente visita a Catania ha pronunciato un solo intervento, il cui testo è sul sito internet del Quirinale, e non ha autorizzato nessuno a riferire più o meno confusamente il contenuto di conversazioni personali”.

2 commenti:

  1. ....e intanto, ancora adesso, non si sa che fine faranno le Province e le migliaia di dipendenti che ne fanno parte....

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  2. Wendy, i dipendenti rischiano la messa in disponibilità e, dopo due anni di stipendio tabellare all'80% (700/800 euro medi al mese) verranno licenziati: i Comuni, grandi e piccoli, e le Regioni non li vogliono perché andrebbero a "turbare" certi "equilibri" clientelari, in particolare quelli delle Regioni amministrate dal PD...

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