mercoledì 23 aprile 2014

GIORNALISMO. USA: SEMPRE PIÙ FAI DATE & LA CARTA GETTA LA SPUGNA


Uno studio mette in luce che un utente su dieci dei social media è un citizen journalist e posta video e storie autoprodotte. Un trend, quello dei video autoprodotti, che cresce di pari passo con l'adozione degli smartphone, che consentono di registrare gli avvenimenti in diretta. È quanto emerge dall'undicesima edizione del report "State of the New Media" condotto dal Pew Research Center, secondo cui in questo scenario c'è "l'opportunità per raggiungere con le news una fetta sempre maggiore di persone".
La metà degli utenti dei social condivide o rilancia le news, mentre il 46% discute le storie che trova sui social stessi. Le news rappresentano, quindi, una parte importante della crescita di social media e settore mobile.
Però, è altrettanto vero che la maggior parte degli utenti dei social non cerca notizie. Appena il 16% degli utenti di Facebook, secondo Pew, cerca notizie sul social network. Chi naviga sui social network lo fa in primo luogo per vedere cosa fanno amici e parenti e si imbatte per caso nelle notizie e nelle storie che gli interessano.
Sul fronte pubblicitario, nel 2013, la spesa in pubblicità digitale è cresciuta del 16%. Un buon risultato per il settore dei media e dell'editoria on-line. Già nel 2012 Google, da sola, aveva superato l’intero fatturato di tutta la carta stampata americana. Che è regredita ai livelli di incasso pubblicitario dei primi anni ’50 del XX secolo.

 

GIORNALISMO. QUANT’È BRAVO QUEL REPORTER! È UN ROBOT


Il Los Angeles Times non è nuovo ai primati. Nel 1962 fu il primo quotidiano al mondo a sostituire la composizione a piombo degli articoli con la fotocomposizione. Adesso è il primo a firmare un pezzo con le credenziali del software che l'ha scritto.
Sì, perché è sempre più diffuso l'utilizzo di robot e algoritmi di scrittura per la stesura automatica di articoli da parte dei giornali online. Il Los Angeles Times, pochi minuti dopo una scossa di terremoto in California, ha pubblicato la breve news dell'evento.  
Il “cronista” che ha pescato la notizia online e i dettagli nella posta del giornale è stato QuakeBot, un algoritmo specializzato in raccolta e rielaborazione di informazioni grezze relative a movimenti tellurici. E QuakeBot non è l'unico reporter-robot utilizzato dal Los Angeles Times.
Negli USA, la scrittura di news da parte di robot si diffonde a macchia d’olio. Ad esempio, Forbes utilizza un'azienda di Chicago che si chiama Narrative Science per comunicare i suoi dati di bilancio. Da gennaio, ancora Forbes ha siglato un accordo con ProPublica per la scrittura di news sull'istruzione.
Al momento, gli algoritmi di scrittura e i robot sono utilizzati per lo più per stilare brevi news, lasciano il compito di ampliare la narrazione più complessa ai giornalisti in carne ed ossa. Per ora, i robot non sono ancora in grado di scrivere pezzi articolati di molte cartelle per riviste specializzate. Ma, per l'alta percentuale di informazioni numeriche e statistiche che formano i pezzi di sport, gli articoli sportivi scritti da un bot sono difficilmente distinguibili da quelli scritti da un reporter vivo e vegeto. E le cose cambieranno rapidamente. Il futuro prevede funzioni interessanti per i robot-reporter nel settore dell'editing e della sua automazione. 

 

giovedì 10 aprile 2014

ECOMOMIA. L’EUROPA DEL CALCIO DA CARTELLINO ROSSO ALL’EURO


Un anno fa Angel Merkel sfruttava la passarella della finale Bayern-Borussia per dimostrare all’Europa la strapotenza del modello eurotedesco. Meno di 12 mesi dopo, i no euro del calcio si prendono una clamorosa rivincita piazzando 7 semifinaliste su 8 nelle coppe europee.
Il calcio è uno specchio e anche un termometro della realtà sociale, civile e economica. La bistrattata Spagna porta le due madrilene, l’andalusa Siviglia e il Valencia – capitale delle crisi spagnola – nell’olimpo calcistico, lasciando a casa il Barcellona orgoglio della Catalogna più europeista.
Sul o sotto il 45 parallelo, che segna il confine fra il nord e il sud del nostro emisfero, ci sono pure Juventus e Benfica. La Juve è la squadra della FIAT, oggi FCA. La società che ha scelto il dollaro come moneta di rilancio e la sterlina come valuta di riferimento portando la sua sede legale a Londra (e in Olanda). Il Benfica ha come presidente Luís Filipe Vieira, un imprenditore con interessi cosmopoliti che mal sopporta l’euro come valuta per i suoi affari.
Il Manchester United è come la regina e la sterlina uno dei simboli dell’orgoglio britannico. In una nazione che ha dimostrato come la crisi si possa battere anche senza essere legati alla BCE, alle politiche deflattive e repressive di Bruxelles, Stasburgo, Francoforte e Berlino
Solo il Bayern, che significa Baviera ovvero il ventre molle della Germania, rappresenta la zona euro. Tutte le altre federazioni, Olanda, Danimarca, Finlandia, Austria, Francia, Belgio e così via dell’Europa rigorista sono fuori. Un bel cartellino rosso. Le economie del calcio. Molto più complesse, spesso, di altre aziende produttive o del terziario hanno dimostrato che anche l’Europa del sud, l’Europa senza euro, l’Europa delle ricette alternative alla Merkel sa essere vincente.
Questa volta il calcio di rigore si batte sotto il 45 parallelo, parla latino e non ama l’euro

sabato 5 aprile 2014

GIORNALISTI. PRIMA BISOGNA FARE PIAZZA PULITA IN CASA




C’è un giornale nel Lazio che in pochi anni ha sfornato 560 pubblicisti. Questo non è il suo unico record. Per esempio ha goduto di 10.254.825 euro -sì, più di dieci milioni – in sei anni, tra il 2006 e il 2011 di contributi pubblici
Sui soldi ci torneremo. Il problema è il pubblicistificio. La fabbrica dei pubblicisti. I giornalisti sanno di cosa parlo. Per gli altri, ecco cosa significa. L’ordine dei giornalisti prevede due elenchi principiali: i professionisti, cioè i giornalisti che lo fanno di mestiere, quelli veri per banalizzare, e i pubblicisti che dovrebbero essere collaboratori esterni esperti in qualcosa che di volta in volta scrivono sul loro tema specifico. Per convenienza degli ordini regionali, fare cassa con le quote, e dei direttori dei giornali e giornaletti: trovare manovalanza a basso costo. 
I pubblicisti dal 1963, quando è nato l’ordine sono aumentati a dismisura. Ogni 1.000 pubblicisti in più, in una regione, scatta anche un consigliere nazionale aggiuntivo nel parlamentino dei giornalisti. Ora è in ballo la riforma delle legge del 1963. Il Corriere del Lazio ha contribuito a più di mezzo consigliere della "romana". Tanto per fare un paragone quanti ne valgono 250 giornalisti del Corriere della Sera, del Giorno e del Giornale messi insieme! Guarda caso l’editore-ex direttore marito dall’attuale direttore e padre di tre coadiuvanti dell’azienda di famiglia è stato consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti.
Questi signori sono chiamati ad esprimere un parere sulla riforma della professione giornalistica? Sì, proprio questi. Ci rendiamo conto del discredito che gettano sulla categoria? 
La magistratura, su denuncia del presidente dell’ordine del Lazio, che finalmente ha deciso di cambiare registro e di denunciare queste prassi, indaga ora sui 10.254.825 euro di soldi pubblici incassati dalla cooperativa Edilazio ‘92. Che in quanto vestita da coop è stata ammesso a godere delle laute provvidenze a carico dei contribuenti previste dalle leggi per l’editoria.
Corbi era stato sospeso per un anno dall’albo in seguito a un provvedimento disciplinare avviato dal predecessore di Paola Spadari, Bruno Tucci, decano del Corriere della Sera. Decisione confermata in secondo grado. Con una sanzione che sarebbe stata ancora più pesante, si dice nelle carte, se non esistesse la regola per cui le sentenze dei ricorsi contro i provvedimenti disciplinari dell’ordine dei giornalisti non possono risultare peggiorative.
Il fatto grave è che i 560 scrivevano gratis le cronache degli avvenimenti sportivi locali nel Lazio con il solo miraggio di ricevere la falsa attestazione per diventare pubblicisti. Tesi fatta propria dal consiglio di disciplina dell’ordine.
 
 

venerdì 4 aprile 2014

SALUTE. QUANDO LA STANCHEZZA DIVENTA UNA MALATTIA


Ti senti esaurito e affaticato? La stanchezza ti rende difficile persino vestirti, fare la doccia o mangiare? Il sonno non ti riposa? La spossatezza aumenta non solo con l’esercizio fisico, ma al semplice pensare?
Può essere sindrome da fatica cronica. Può comparire lentamente oppure all’improvviso. Porta dolori muscolari, problemi di concentrazione o insonnia. Per essere diagnosticata come sindrome deve durare almeno sei mesi
La stanchezza cronica è un patologia diffusa, soprattutto tra le donne tra i 35 e i 40 anni, che corrono un rischio quadruplo di ammalarsi rispetto agli uomini. Una scolarità medio-bassa, basso reddito, sovrappeso sono denominatori comuni diffusi.
Secondo l’AGENAS – l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali - colpisce in media il 25% dei pazienti di un medico di medicina generale. Tra il 2001 e il 2010, i ricoveri per “sindrome da affaticamento cronico” sono stati 644: le percentuali maggiori in Basilicata con il 19,25%, Calabria 18,17% e Lazio con il 15,53%. A questi, vanno aggiunti i dati ospedalieri con indicazione “altro malessere e affaticamento”. I ricoveri tra il 2001 e il 2010 salgono così a 3.818, con particolare prevalenza in Puglia, Lombardia e Lazio. In Liguria i casi complessivi sono stati 66, 26 maschi e 40 femmine. Questo non significa che la stanchezza cronica sia meno diffusa. Solo che è stata diagnosticata in un numero di casi inferiore.
Non si sa con certezza quali siano le cause. In molti pazienti la sindrome si presenta dopo un’infezione (raffreddore, influenza intestinale, virus della mononucleosi infettiva). O dopo un periodo di forte stress. Anche la chemioterapia può causare una forte stanchezza.
Se pensate di essere affetti dalla sindrome da fatica cronica, chiedete consiglio al vostro medico. Trascurarla conduce alla depressione, all’isolamento sociale, a limitazioni nella vita quotidiana, all’aumento delle assenze dal lavoro. Diagnosticarla può essere difficile perché non esistono esami di laboratorio specifici. Molti dei sintomi della sindrome da fatica cronica sono comuni anche ad altre patologie, o sono effetti collaterali di particolari terapie. Solo la pazienza del vostro medico, una visita accurata ed esami di laboratorio la possono stanare.
Sappiate che non è una forma di depressione, ma porta a soffrirne perché ci si ritrova a convivere con una malattia cronica. Non esiste ancora una cura specifica, tuttavia si possono adottare alcuni accorgimenti: diminuire lo stress; prendere provvedimenti per affaticarsi meno, prendersi un po’ di tempo per rilassarsi, imparando, ad esempio, a dire di no. Soprattutto migliorare l’approccio al sonno. Andando a dormire e svegliarsi ogni giorno alla stessa ora. Non dormire durante la giornata, evitare e caffeina, alcol e nicotina.
Se il vostro medico vi sembra impreparato, ricorre a farmaci in modo pesante, o non considera la sindrome da fatica cronica una vera malattia, chiedete un secondo parere. Contattate una clinica specializzata o un centro di eccellenza per trovare un medico in grado di curare la sindrome da fatica cronica.

martedì 1 aprile 2014

SALUTE. COME INFORCARE IL MAL DI MARE


 
 

Gli occhiali servono a vedere meglio e a proteggere gli occhi dal sole? Sei superato. Ora, lo sanno tutti, con i Google-Glass prodotti dall’italiana Luxottica, sarà possibile avere il computer a portata di vista. Caro mio sei superato anche te.
Adesso con gli occhiali si vince anche il mal di mare. Quando sali a bordo il tuo colorito passa dall’ambrato solare al bianco cencio sbattuto? Sì? Cosa puoi fare? Inforca in paio di occhiali! Ma non i soliti. Ci vogliono i Boarding Ring, creati è dall’ottico Hubert Jeannin, con i quali si è anche aggiudicato il premio per l’accessorio nautico più interessante al Mets di Amsterdam, la fiera più prestigiosa del settore.
Sono occhiali particolari, come vedi nella foto, con una montatura sopra le righe composta da quattro ghiere circolari riempite a metà da un liquido colorato, due intorno alle due lenti frontali, e due laterali sulle stanghette. Il principio su cui si fonda questa bizzarra invenzione è che il mar di mare si basa fondamentalmente sul conflitto visivo tra l’occhio esterno che cattura l’istantanea visiva e l’orecchio interno che trasmette i riferimenti al nostro sguardo. All’opposto dell’occhio, l’orecchio interno non percepisce il movimento delle pareti, continua a sapere benissimo dove sono il su e il giù.
All’interno di una nave senza riferimenti esterni, come può essere anche un semplice oblò, la nostra vista è priva di ogni possibile orientamento e percepiamo solo il movimento. L’occhio interno invece resta ancorato – siamo su una nave, ricordalo!- alle coordinate spaziali distinguendo ancora per esempio il su e giù. Secondo Jeannin è questo cortocircuito visivo a procurarci il maledetto mal di mare. A questo punto, sempre secondo l’ottico francese premiato ad Amsterdam, basta indossare i suoi Boarding Ring per soli 8 minuti per superare il conflitto e sincronizzare la vista. Secondo le prove sin qui condotte nel 95% dei casi è stato così. Chi vuole sfidare questa statistica può cercare i modelli su boardingring.com, sia per adulto che per bambino, al prezzo di 60 euro.