mercoledì 10 settembre 2014

HOCKEY. L’INCAPACITÀ DI COMUNICARE. EPPURE È UN AMORE GRANDE

 
Chi è questa signora, mamma di quattro figli, che esibisce con fair play il suo bastone da hockey nel prato di casa, soavemente appoggiata ad una porta da hockey? Il fratello Nick è diventato scrittore di successo con Febbre a 90° (Fever Pitch), che narra la storia della sua vita come tifoso dell'Arsenal e poi con gli altri romanzi ha venduto più di 5 milioni di copie. Il marito, Richard Harris giornalista alla BBC e uno dei più noti commentatori dell'Observer e del Sunday Times, è diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con il romanzo ucronico Fatherland. Ucronico, non utopico, significa collocato non in un luogo immaginario, ma in un tempo immaginario. Che racconta di un regime nazista vittorioso e che si divide l’impero del mondo con gli USA.
Gill, questo il nome della lady cinquantacinquenne, vive a Kintbury nel Berkshire in Inghilterra e per la sua intervista su Vanity Fair di marzo ha scelto questa bella foto che la ritrae con la sua passione segreta: l’hockey.
Ma non vi ho ancora detto chi è. È Gill Hornby, sino a ieri moglie di Richard e sorella di Nick, ex giocatrice nella squadra del suo college e poi nel club del Berkshire, e oggi autrice di grande successo (in Italia l’ha pubblicata Mondadori) del romanzo “La mamma dell’anno”. Un best seller in dieci nazioni, uscito in Italia il 25 febbraio.
Non è del libro che vi voglio parlare, ma della straordinaria serie di personaggi famosi che hanno giocato ad hockey. Tutti legati dall’understatement, mentre chi ha fatto rugby lo esibisce e fa lobby. Infatti del rapporto con l'hockey di Anna Moffo, regina della lirica rivale di Maria Callas, Federica Sciarelli, principessa del talk-show Chi l’ha visto?, Caroline Kennedy, figlia del presidente JFK, Silvia Costa, attrice e poi eurodeputato, Lynette Durand, mamma di Roger Federer signore del tennis, Brooklyn Beckam, figlio del re del pallone David e tanti altri se ne sa pochissimo.
Come di Gill che in tutta l’intervista non parla mai di hockey, però poi sceglie - con apparente nonchalance – di presentarsi iconograficamente con il suo bastone da hockey, sul prato di casa, appoggiata alla porta verso chissà quante volte avrà tirato nelle partitelle di famiglia o con le amiche.
Allora mi viene in mente Genova, la città più british del continente. Dove è nato l’hockey in Italia. Schiva quanto gli hockeisti. Che ama tenere per sé i suoi tesori e i suoi sentimenti, non esibirli. Sino a diventare musona. Incapace di presentarsi al mondo. Quel mondo che ha contribuito a fare più grande come poche altre città della Terra.
Chi sa che Cristoforo Colombo, Andrea Doria, Niccolò Paganini, Giuseppe Mazzini, Nino Bixio, Goffredo Mameli, Giuseppe Garibaldi, Eugenio Montale, Palmiro Togliatti, Sandro Pertini, papi ma pure Moana Pozzi, premi Nobel ma anche un mare di comici (Crozza, Grillo, Fazio, Villaggio, Vergassola, Solenghi, Braschi, Pistarino) e cantautori (De Andrè, Paoli, Tenco Lauzi, Bindi, Fossati, Baccini) sono nati o sono cresciuti a Genova?
Grazie Gill per averci ricordato questa nostra incapacità a raccontare l’hockey fuori dal nostro prato. Forse sarebbe l’ora di cambiare. Forse sarebbe il caso di fare come tuo fratello che la sua passione per il football – e non ne aveva certo bisogno – l’ha esibita e raccontata. Eccome