martedì 17 febbraio 2015

GIORNALISTI. SOTTO DOPPIO ATTACCO: MALAVITA E POLITICA CONTRO LA LIBERTÀ DI STAMPA


 
 Tempi duri per i giornalisti. Una classifica internazionale (Reporter sans frontières) precipita l’Italia dal 49° al 73° posto su 180 paesi monitorati. Dietro la Moldavia e davanti al Nicaragua. Non come pensano molti per scarsa obiettività o incapacità professionale dei cronisti italiani. L’opposto: il motivo sono censura, angherie, soprusi, sino al carcere, subite dai giornalisti in Italia. Insomma cornuti e mazziati.
Purtroppo, sono già 24 i cronisti italiani minacciati nei primi 45 giorni del 2015. Proprio le minacce, le aggressioni, le intimidazioni, l’abuso di querele per diffamazione a scopo intimidatorio patite dai giornalisti italiani sono i punti messi a fuoco dalla classifica si Rsf. Lo stato di salute riguardo la libertà di stampa è molto precario quindi, non tanto per il conflitto d'interessi.
In più ci si mette anche la politica. Una norma nata per eliminare la pena spropositata del carcere per i giornalisti – come ha chiesto l’Europa - introduce sanzioni sproporzionate: multa di 50.000 euro, diritto incontrollato di replica e diritto all’oblio immediato. Pene che otterranno l’effetto di limitare la libertà di espressione.   
Basta, invece,  modificare la norma introducendo il reato colposo di diffamazione e mantenendo l’ipotesi dolosa solo per quei casi in cui il giornalista ha operato con malafede. Dove è giustificata una pena severa.

Dal 1 gennaio 2015 il contatore delle minacce ha avuto un incremento di 47 unità (24 di quest’anno e 23 precedenti ora venuti alla luce), così il totale ha raggiunto quota 2192. Secondo le stime di Ossigeno, sito indipendente, che offre una mappatura delle intimidazioni ricevute, "dietro ogni intimidazione documentata dall'osservatorio, almeno altre dieci restano ignote perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche". Tra gli ultimi casi riportati, l'incendio dell'auto di Ambrogio Conigliaro, giornalista e candidato sindaco a Carini (PA) del movimento 5stelle che ha scritto della gestione dei rifiuti.

venerdì 13 febbraio 2015

TASSE. LE BUGIE DI RENZI VIAGGIANO SENZA ASSICURAZIONE AUTO


L’assicurazione auto è gravata dalla tassa provinciale. L’aliquota base è del 12,5%, ma quasi tutte le province l’hanno portata al tetto massimo del 16%. Che si ripercuote sull’aumento del premio. Così il costo medio di 411 euro sale a 520. Mangiandosi quasi tutta la riduzione dovuta al forte calo di sinistri: - 3,7% rispetto al 2012, quello dei feriti del 3,5% mentre i decessi arretrano del 9,8%.
Dall’unione consumatori (UNC) arriva un appello al Governo: “Visto che stanno eliminando le province, non si capisce perché non siano eliminate anche le tasse che oggi servono a finanziarle”.
Qua sta l’inghippo. Le provincie non stanno per essere soppresse. Continuano, tutte, senza organi eletti. Ma tutto il resto dell’apparato resta e costa. La tassa sull’assicurazione auto assieme all’IPT, altra tasse sull’automobile, è una delle principali entrate. Per questo tutte le province, comprese le 10 diventate città metropolitana - ma che è la stessa cosa, hanno portato al massimo la percentuale. Sino a quando c’era un consiglio eletto si poteva sperare di fare pressione sui politici. Adesso con l’elezione di secondo livello, viene a mancare anche questa minima possibilità.
L’abolizione delle province è una delle promesse raccontate ma poi disattese dal governo Renzi e dalla sua strana e variabile maggioranza. Se non ci credete fate subito una ricerca e digitate www.provincia.[nome della vostra provincia].it e vedrete dal sito che è viva e vegeta. Nello stesso palazzo di prima.







 
 
 

lunedì 9 febbraio 2015

GOVERNO RENZI. LUCE GRATIS PER TUTTI …. CIOÈ FORSE UN 3% MENO


Hai vinto una Ferrari, ehm cioè … un monopattino. È quello che racconta il ministero per lo sviluppo economico. Il comunicato stampa parte così: “Risparmi per quasi 2,7 miliardi sulla bolletta elettrica, di cui circa 1,7 miliardi a beneficio delle piccole e medie imprese. Il rimanente miliardo a favore dei consumatori”. Quello fra virgolette lo scrive il ministero.
Ecco resta un miliardo. Gran bella cifra, però … “nel dettaglio il minore esborso determinato dal taglia bollette per le famiglie sarà pari a 313 milioni”.
Come sono spariti già altri due terzi? Sì perché “ulteriori misure varate impatteranno positivamente per 771 milioni sulle aziende e per 694 milioni sui consumatori”. Come? Non si sa. Il ministro non lo spiega.
Però aggiunge: “La manovra dispiegherà i propri effetti complessivi, con gradualità, nel corso del 2015”. Come dire cominciamo poco alla volta. “I consumatori beneficiano inoltre del calo dei prezzi dei combustibili impiegati per la produzione elettrica e di una riduzione del costo del dispacciamento”. Gliel’hanno detto al ministero che il petrolio è tornato a salire? Forse il governo non lo sa, mica la pagano la benzina. Loro.
Il dispacciamento non è quello che pensate. Significa che tante energia esce per i consumi e tanta ne deve rientrare negli impianti produttivi.
L’autorità per l’energia elettrica e il gas stima - bontà sua - che i due fenomeni (calo petrolio e dispacciamento – NR) incideranno sulla spesa di una famiglia tipo (3 kW di potenza impegnata e consumi pari a 2700 kWh/anno) per circa il 3% nel primo trimestre.
Le famiglie sono circa 22 milioni, se il risparmio globale è di 313 milioni di euro sono 14,2 euro a famiglia all’anno. Le bollette sono 6 ecco che se siete nella media, ci escono due caffè a bimestre. Non a testa a famiglia. Paga il governo Renzi.
Insomma dai 2,7 miliardi ai 14,2 euro è peggio che dalla Ferrari al monopattino.

COMUNICATORE CERCASI. CONCORSO PUBBLICO CON TRABOCCHETTO


 
 


Un posto da funzionario in una pubblica amministrazione oggi è grasso che cola, anche se lo stipendio lordo annuale non è da urlo – 27.000 euro – è sempre meglio che un posto precario al call center.
Il comune di Lissone, in Brianza, cerca un Funzionario per la Comunicazione e le relazioni con il pubblico. Lo rende noto il sito di Franco Abruzzo, specializzato in informazione giornalistica. Il bando però non richiede l’iscrizione all’ordine dei giornalisti perché non si tratta di ufficio stampa. Richiede la laurea in scienze della comunicazione, in relazioni pubbliche e altre lauree con indirizzi assimilabili. E qui parte il primo dubbio. Perché assimilabili non significa nulla, le lauree o sono equipollenti o non sono.
Le lauree equipollenti, questo il termine corretto - ma la burocrazia non solo è arzigogolata ma spesso imprecisa - a scienze delle comunicazione sono: scienze politiche e sociologia. Infatti i laureati in sciente della comunicazione possono essere definiti anche sociologi della comunicazione.
La dicitura assimilabile, riportata nel bando del comune di Lissone, pare un trabocchetto. Perché non precisa l'identità stabilità per legge (equipollenza, equivalenza), ma rimanda ad una più vaga similarità. Siccome il bando ha valore di legge, questo lascia spazio di manovra alla commissione esaminatrice.

Altra stranezza è la brevità dei tempi. Il bando è uscito il 7 febbraio e il termine per la presentazione delle domande è il 19. Comunque vale la pena di provare.
I dettagli sul sito qui sotto.
http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=16852
 


 

 

LE NUOVE QUALIFICHE NELLE REDAZIONI DELL’ERA DIGITALE.


L’editoria è uno dei campi della cultura e della produzione tradizionale dove il digitale ha inciso maggiormente. La velocità con cui viaggiano le informazioni ha superato quella della luce. Quando inserisco una news sul mio blog a Genova, nello stesso istante si può leggere ad Auckland, agli antipodi. Questo cambiamento epocale impone all'editoria la ricerca di un nuovo modello di business e nuove qualifiche professionali in grado di gestire le redazioni del futuro. Hanno ancora senso le vecchie qualifiche: caporedattore, caposervizio esteri, economico?
Nel gruppo Gannett, 81 testate sperse per gli States, sono comparse nuove qualifiche professionali fra cui: content coaches (si concentra sulle storie più importanti, delicate e complesse), community content (analizza le esigenze del pubblico e procura contenuti per tutte le piattaforme), engagement editor (massimizza l'impatto della storia sulla community e sulla stampa, ha competenze in social media, marketing e organizzazione di eventi).
L’olandese De Correspondent, fa scegliere agli stessi redattori e definizioni delle loro funzioni, che caratterizzano meglio il lavoro del giornalista, come ad esempio: corrispondente per il progresso (scrive sul modo con cui il mondo migliora ogni giorno), corrispondente per la privacy e la sorveglianza, corrispondente per le persone speciali.
“Questi titoli sono importanti perché rafforzano la mission che il giornalista si è scelto per sé stesso - spiega il direttore della testata Rob Wijnberg - Il titolo Editor-in-chief viene dato a tutti i redattori, perché gli spiego che sono redattori-capo del proprio blog. Cosa che rafforza la responsabilità: non scrivono per la piattaforma, ma per il proprio pubblico".
Le vecchie definizioni come ''redazione esteri'', ''redazione economica” riflettono il mondo degli anni '70 e '80, quando i paesi, i confini, e le economie nazionali contavano molto più del mondo globalizzato.
“I giornalisti tendono ad usare questi nomi come frontiere professionali – continua Rob Wijnberg - Scriviamo solo di economia perché "noi" siamo il desk economico; "noi" non scriviamo su questo, perché accade in un paese straniero, ecc. In questo modo si stimola una visione a tunnel. Volevo che giornalisti non economici scrivessero di economia e corrispondenti esteri scrivessero anche sull'Olanda".
A Quartz, la testata aperta tre anni fa, le qualifiche dei giornalisti variano dal tradizionale lifestyle reporter al più innovativo ideas editor senza perdere di vista le nuove frontiere di director of sales, global marketing e event manager.
Gideon Lichfield, l’economista che ha contribuito a modellare Quartz, racconta: “Ora sono senior editor, cioè supervisore delle riunioni quotidiane e guardiano dello stile di casa. Controllo il direttore creativo, il team ''Things'' (interattività e data journalism), e varie altre cose. Le nostre qualifiche servono più come segnaposti che come descrizioni effettive”.
Robert Rosenthal, ex direttore del Philadelphia Inquirer, ha sperimentato un nuovo modello al Center for Investigative Reporting: "Cinque anni fa ci siamo inventati il ruolo di direttore della diffusione e capo degli specialisti nel coinvolgimento dei lettori. Abbiamo cominciato a pensare a nuovi termini quando assumendo creavamo posti di lavoro che non esistevano nei giornali tradizionali".
Per le nuove redazioni digitali il primo passo, secondo il pensiero di Rosenthal, Lichfield e gli altri, è pensare a quello di cui si ha bisogno prima di assumere persone con nuovi profili. Assicurarsi che abbiano le competenze per fare quel lavoro. Tutti in redazione devono capire quello che fanno e il valore per la testata. Insomma, come a De Correspondent, tutti capiredattori del loro blog.

venerdì 6 febbraio 2015

TELEMARKETING. STOP ALLE TELEFONATE MOLESTE


Non vuoi più ricevere proposte d’acquisto per vini, olio, pentole, pillole miracolose o le più tenute super offerte telefoniche? La soluzione c’è. Da parecchio tempo, ma lo sanno in pochi. Se vuoi porre fine al telemarketing selvaggio hai una possibilità a prova di legge. Meglio di decreto del presidente della Repubblica. Vai sul sito www.registrodelleopposizioni.it del ministero per lo sviluppo economico e iscriviti come abbonato al registro. Non sarai più contattato dai call center e dagli operatori di telemarketing. In caso contrario varrà il principio del “silenzio assenso” cioè continuerai a ricevere le fastidiose telefonate.
Il tuo numero telefonico sarà inserito in un anti elenco: un elenco telefonico al contrario. Il rifugio di chi non vuole essere seccato al telefono con promozioni commerciali. Le aziende hanno l’obbligo di consultarlo e di evitare i numeri presenti.
Sul sito troverai tutte le informazioni per aderire all’iniziativa on-line, per raccomandata, posta elettronica, fax o per telefono. Questa è la risposta.

martedì 3 febbraio 2015

INTERNET: CHI SALE, CHI CRESCE E CHI FA BOOM


Ogni minuto del 2014 oltre tre miliardi di persone hanno usato internet facendo superare per la prima volta la soglia del 40% della popolazione mondiale. Cioè 316,3 milioni di uomini, donne, adolescenti, bambini in più rispetto al 2013: una massa pari all’intera popolazione degli USA. Questo ogni 60 secondi!
Gli incrementi più sensibili riguardano le forme non scritte. Testi diversi da quelli alfabetici. Il campione assoluto è You Tube che praticamente raddoppia i suoi upload (i caricamenti di video sulla piattaforma) con una crescita del 197%. Cioè ogni minuto si caricano 306 ore di girato. Il rapporto è di 1 a 18.360. Tutti gli abitanti di Sestri Levante devono collegarsi contemporaneamente in continuo per non perdere nulla di quello che viene caricato
La medaglia d’argento la conquista Instagram con una crescita del 76,3%. Ogni secondo vengono caricate 1.117 immagini. Se vi sembrano poche pensate che ogni ora sono oltre 4 milioni. Significa che non facendo altro per 16 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno avreste solo 5 secondi da dedicare a ciascuna di loro. Dopo le immagini il terzo posto del podio va ai suoni. Infatti è Spotify a crescere del 55.5% rispetto al minuto standard del 2013. 14 canzoni aggiunte ogni minuto, visto il tempo medio di durata di ogni brano, ci vorrebbero tre o quattro vite per ascoltarle tutte.
Solo ottavo in questa classifica di incrementi Twitter, il primo social testuale, che sale percentualmente del 24,78 con twitt inseriti ogni minuto. Chi cresce meno sono le due piattaforme più mature e corpose. L’e-mail, la più antica aumenta, le sue spedizioni del 7%, ma sono la cifra incredibile di 136.319.444 i messaggi postati ogni minuto. Ogni essere umano invia più di un’mail all’ora! Anche quando dorme.
Le ricerche su Google crescono meno dei fatturati. 1,9%. Ma pensate che sono 4.190.000 al minuto. Una roba impensabile da gestire qualche decennio fa. Ma qui infatti stiamo parlando di minuti. Intanto che ho scritto il pezzo un pezzo del nostro mondo è già cambiato.

 

Fonti: key4biz, techspartan.com.uk, ststista.com, radicati.com, google.com/trend/, internetwordlstats.com, pewinternet.org, statisticsbrain.com