Purtroppo, sono già 24 i cronisti italiani minacciati nei primi 45 giorni del 2015. Proprio le minacce, le aggressioni, le intimidazioni, l’abuso di querele per diffamazione a scopo intimidatorio patite dai giornalisti italiani sono i punti messi a fuoco dalla classifica si Rsf. Lo stato di salute riguardo la libertà di stampa è molto precario quindi, non tanto per il conflitto d'interessi.
In più ci si mette anche la politica. Una norma nata per eliminare la pena spropositata del carcere per i giornalisti – come ha chiesto l’Europa - introduce sanzioni sproporzionate: multa di 50.000 euro, diritto incontrollato di replica e diritto all’oblio immediato. Pene che otterranno l’effetto di limitare la libertà di espressione.
Basta, invece, modificare la norma introducendo il reato colposo di diffamazione e mantenendo l’ipotesi dolosa solo per quei casi in cui il giornalista ha operato con malafede. Dove è giustificata una pena severa.
Dal 1 gennaio 2015 il contatore delle minacce ha avuto un incremento di 47 unità (24 di quest’anno e 23 precedenti ora venuti alla luce), così il totale ha raggiunto quota 2192. Secondo le stime di Ossigeno, sito indipendente, che offre una mappatura delle intimidazioni ricevute, "dietro ogni intimidazione documentata dall'osservatorio, almeno altre dieci restano ignote perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche". Tra gli ultimi casi riportati, l'incendio dell'auto di Ambrogio Conigliaro, giornalista e candidato sindaco a Carini (PA) del movimento 5stelle che ha scritto della gestione dei rifiuti.