martedì 10 marzo 2015

EDITORIA. DALLA FRANCIA UN ASSIST PER FAR PAGARE GLI OVER THE TOP


 

Hollande meglio di Zidane o Platini. A capo di una squadra di 10 economisti il presidente francese stringe il pressing sulle Web company.
Mentre in Italia il governo Renzi resta indeciso sul da farsi, con giornalisti ed editori che premono per misure almeno sul caso Google News e la Guardia di Finanza continua a indagare sul gigante di Mountain View, la Francia passa ai fatti.
La squadra transalpina si chiama France Stratégie, un team voluto dal primo ministro per studiare come tassare gli Over-The-Top (Google, Apple, Facebook e Amazon). Insomma come andare in gol e salvare la classifica, leggi casse dello stato, stilata dalla agenzie di rating.
I giganti del web sfruttano meglio delle industrie tradizionali le debolezze dei sistemi fiscali nazionali o gli accordi bilaterali grazie al carattere immateriale delle loro attività.
I dieci economisti nel rapporto scrivono di una tassa sul valore delle revenue pubblicitarie realizzate dalle web company nei paesi dove operano. Perché dal 1° gennaio le nuove norme Ue sull’e-commerce diretto prevedono l’applicazione dell’IVA con l’aliquota del paese dell’acquirente e non del venditore come succedeva prima. Cosa che aveva spinto molte multinazionali a spostarsi in Lussemburgo o in Irlanda dove l’IVA è più bassa.
Il rapporto propone anche una possibile tassa calcolata sul numero degli utenti di una piattaforma (internauti e inserzionisti) o sul flusso dei dati. L’aliquota sarà più elevata per le aziende che sfruttano i dati personali degli utenti rivendendoli o conservandoli per le pubblicità mirate. Più moderata invece l’aliquota l’e-commerce.
L’ottimizzazione fiscale riguarda la tassazione dei profitti ma anche le transazioni digitali, difficili da localizzare, cosa che complica la riscossione dell’IVA.
Francis Bloch, della School of Economics di Parigi, prevede che le misure suggerite “potrebbero avere un effetto positivo determinando una diminuzione dell’uso dei dati personali” e potrebbero spingere le piattaforme a far pagare agli utenti i servizi senza pubblicità o, al contrario, remunerarli per l’uso dei loro dati.
Le nuove norme potrebbero essere adottate a breve e c’è l’aspirazione che vengano prese come riferimento da un nucleo di paesi senza attendere la riforma del quadro fiscale internazionale.

giovedì 5 marzo 2015

Editoria. Scure sul taglio dell’IVA applicata agli e-book


 


Gli e-book potrebbero costare di più. Aumenteranno sicuramente in Francia e Lussemburgo. Tutto per una sentenza della corte di giustizia europea che condanna i due paesi transalpini per il taglio operato sulla tassa
La corte di Strasburgo ritiene che l’articolo 98 della direttiva Iva 2006/112/Ce consenta agli stati membri di applicare aliquote ridotte solo ai beni e servizi indicati nell’allegato III alla direttiva.
Ai libri cartacei, erano stati aggiunti ampliati quelli forniti "su qualunque supporto fisico", senza riferimenti a quelli commercializzati su internet. L’esclusione degli e-book dalla categoria dei beni o servizi con aliquota ridotta è stata poi rafforzata dall’introduzione di una nuova scrittura all’articolo 98 secondo cui “le aliquote ridotte sono in ogni caso escluse per i servizi forniti elettronicamente”.
L’Italia si trova ora sotto scacco. Ha abbattuto al 4% l’Iva sui libri elettronici a partire dal 1° gennaio 2015, applicando la teoria che la norma nazionale non modifica l’elenco di beni soggetti a Iva agevolata ma, riconduce tutti i libri, compresi gli elettronici, ad un’unica categoria. Senza discriminanti.
La corte di Strasburgo però ha stabilito che l’e-book necessita sì di un supporto fisico per essere letto, per esempio un computer, ma “questo supporto non è fornito insieme al libro elettronico” e l’allegato III non include nel suo ambito di applicazione la fornitura di questi libri.
Gli editori europei si sono rivolti subito a Juncker perché intervenga sulla direttiva. In una lettera aperta, firmata anche dal presidente dell’associazione italiana editori (Aie) Marco Polillo, al presidente della commissione, al presidente del parlamento europeo Schultz e al presidente del consiglio europeo Tusk si chiede di intervenire “sulla direttiva comunitaria per eliminare la stortura che penalizza lo sviluppo del libro e della lettura nell’intero continente. Noi, rappresentanti del mondo del libro, siamo fermamente convinti – continua la lettera – che il valore di un libro non dipenda dal suo formato o dal modo in cui i lettori vi accedano. Un’iniziativa della commissione in questa direzione si inserirebbe nel suo programma di lavoro in cui si afferma che “le barriere al digitale sono barriere all’occupazione, alla crescita e al progresso”.
La Francia applica una aliquota del 5,5% sugli e-book e il Lussemburgo del 3%. Pare che l’UE, sospinta da una decina di paesi, non voglia tener conto dell’evoluzione del mercato.

lunedì 2 marzo 2015

SE LE LAVATRICI CONSUMANO MENO E MEGLIO



Nel Ponente genovese sulle colline fra Pegli e Pra negli anni Ottanta venne costruita una diga di palazzi “social housing” che per i suoi oblò, che volevano ricordare il mare, venne ironicamente chiamata le lavatrici. Ora quell’edilizia popolare a basso costo e ancora più bassa qualità viene associata ad un progetto europeo di studio e applicazione di interventi per l’efficienza energetica, co-finanziato dall’Unione Europea (Settimo Programma Quadro) e fa parte del progetto “Genova Smart City”.
Con le Lavatrici di Prà, zona nota una volta per i suoi orti e il basilico da pesto alla genovese, gli altri siti prescelti sono Kartal, un quartiere di Istanbul e Valladolid.

L’obiettivo programma europeo R2CITIES (Renovation of Residential urban spaces: Towards nearly zero energy CITIES) è individuare e sperimentare soluzioni, economicamente sostenibili e facilmente replicabili, capaci di ridurre il consumo energetico e le emissioni di CO2 in tipologie diverse edifici o distretti urbani residenziali
Si tratta di soluzioni passive e “low-cost” per ottimizzare risorse disponibili come sole, ventilazione e illuminazione naturale.
ABB Italia azienda con sede anche a Genova Sestri Ponente, partner tecnologico, contribuisce con prodotti di “building automation” applicati a singoli appartamenti, all’impianto fotovoltaico, per l’alimentazione dei quadri elettrici della nuova centrale termica, fino ai sistemi di automazione e controllo per la rilevazione in tempo reale delle condizioni climatiche.
Tutto questo per arrivare alle zero energy cities cioè energia a Km 0. Ridurre i consumi e minimizzare gli sprechi, promuovendo interventi di efficienza energetica a tutti i livelli: illuminazione pubblica e massimizzando l’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili, evitando la dispersione, favorendo l’autoconsumo e l’accumulo di energia ed infine responsabilizzando i cittadini nella gestione della rete, con la possibilità di modulare i propri consumi a seconda della disponibilità di energia.
Questo da proiettare in una città come Genova di 600.000 abitanti e un consumo energetico di oltre 8 milioni MWh all’anno. Con l’obiettivo di garantire ai cittadini un beneficio pratico legato all’intervento cofinanziato che, per il complesso delle Lavatrici, consiste nella realizzazione di un nuovo impianto termico, un impianto fotovoltaico e un sistema di domotica per l’automazione e ottimizzazione del consumi.
Maggiori sono i benefici potenziali legati ai risultati messi a disposizione del Comune che potrà valutare costi e ritorno dell’investimento per l’applicazione su larga scala delle tecnologie e soluzioni sperimentati nel corso del progetto.

domenica 1 marzo 2015

UN BUONO SPESA PER CHI COMPRA LIBRI. È UNA BUONA IDEA?


 

Basterà la paghetta? Come spesso accade quando un settore è in crisi chiede l’aiutino alle casse di mamma Stato. Questa volta è la Filiera della carta un’associazione, che raccoglie gli editori di libri, giornali, periodici specializzati, l’industria meccanica per la stampa, i cartai, i grafici, (Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg), a chiedere al governo un “bonus lettura”.
Il buono spesa consentirebbe ai giovani tra i 18 e 25 anni di acquistare libri e abbonamenti a quotidiani e periodici, pagando solo il 25% del prezzo, il restante 75% verrebbe pagato con il bonus fino ad un massimo del contributo pubblico di 100 euro a persona.
Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione pubblica e beni culturali del Senato, nella sua passerella, ha assicurato i presenti che “ci sono le condizioni per andare nella direzione auspicata dalla Filiera coniugando la competizione economica con quella qualitativa. In questo modo - ha concluso - si possono creare le condizioni affinché il sistema Paese si impegni con forme di sostegno della lettura che premino la qualità nella informazione e nella formazione”. Poi ci sarà da capire cosa ne pensino Renzi e Padoan.
La crisi non è solo italiana, dal 2007 a oggi, i lettori nella UE sono calati dal 71% al 68%, ma è soprattutto italiana. Nel Bel Paese, oltre 800.000 persone sono uscite dal mercato librario, più della metà della popolazione legge meno di un libro all’anno, quasi due milioni di persone hanno smesso di leggere abitualmente un quotidiano e tre milioni e mezzo milioni di italiani un periodico.
Un tale scenario è solo in parte imputabile alla crisi economica generale. È l’effetto di una sempre più ridotta offerta culturale rispetto agli altri beni. Più che il bonus lettura andrebbe pensato un piano per il rilancio dell’offerta della qualità culturale.