Un solo ex Pci/Pds (atipico) e nemmeno un ex Msi/An. È
questa la cifra politica del governo nato nel think-thank Vedrò del duo
Alfano-Letta. L’Alfetta di governo dopo aver scaricato i due passeggeri scomodi,
Sel e Lega, ha lasciato a terra anche le due estreme dei rispettivi partiti.
D’Alema, Bersani, Matteoli, Gasparri &co., che sono stati protagonisti della
lotta politica anche prima della caduta del muro di Berlino, sono fuori dai
giochi.
In questi anni si è scritto molto delle fondazioni Italiani
Europei di D’Alema e Amato (che peraltro ha inserito nel governo Bray e il più
defilato Trigilia) o Res Publica di Tremonti. Molto poco di Vedrò. Un think
thank trasversale, ma con solide radici ex democristiane. Che ha come progetto:
l’Italia al futuro!
Dei cinque ministri del Pdl quattro sono iscritti a Vedrò
(Alfano, De Girolamo, Lorenzin e Lupi), anche il giovane turco Orlando (Pd) e
l’olimpionica Josefa Idem (Pd) sono membri della fondazione come il sottosegretario
alla presidenza del consiglio Patroni Griffi.
Si è parlato molto delle sette donne: un terzo della
compagine. Ma Vedrò fa meglio. Il premier, il vicepremier e minsitro agli
interni, il sottosegretario alla presidenza e altri cinque ministri.
Letta (non Enrico!) così, la divisione Pd (9), Pdl (5) è
meno decisiva. Dei sette piddini residui due, come detto, sono ascrivibili alla
fondazione Italianieuropei. Dario Franceschini - amico personale di Letta - e
Graziano Del Rio, ora renziano ex sindaco di Reggio e presidente dell’Anci,
sono democristiani, come l’udicino D’Alia. Maria Grazia Carrozza e Cecile
Kyenge non hanno pedigree politico. L’ex sindaco di Padova, Flavio Zanonato,
l’unico che ha militato nell’ex Pci - di cui è stato anche segretario provinciale
- è stato definito “piccolo gerarca” da Laura Puppato ed è famoso per la
costruzione del muro antispaccio e prostituzione di via Anelli o per le sue
simpatie per il nucleare. Insomma, comunista sì, ma di quelli alla Putin che
piacciono tanto alla destra.
L’altro azionista del governo, oltre il think-thank Vedrò, è Giorgio Napolitano. Che ha imposto i suoi
saggi: Giovannini, Moavero Milanesi, Mauro (gli ultimi due in quota Scelta
civica), Quagliariello (quota Pdl), più l’ex prefetto Cancellieri alla
giustizia (sai come sono contenti magistrati!), l’uomo forte di Bankitalia,
Saccomanni, all’economia e la radicale Bonino agli esteri.
Chi vince? L’ala ex
diccì del Pd, con Renzi (anche lui di Vedrò come Deborah Serracchiani) che si
appresta a fare ticket con Letta in vista del congresso contro il duo
Barca-Civati. Vince Berlusconi che liquida l’anima ex missina rimasta nel Pdl e
si cautela grazie a Napolitano sul fronte della giustizia. Perde Monti che non
piazza nessuno dei suoi fedelissimi. Perde Bersani che ha provato a dire, dopo
i suoi 55 giorni di inedia, che in fondo un governo non era obbligatorio farlo.