Il 62,5% del traffico internet è prodotto da macchine. Gli uomini
contribuiscono per poco più di un terzo: il 38,5, fake inclusi! Su internet i bot,
i programmi che si sostituiscono all’uomo, non sono una novità: commenti, link,
mi piace, click e altro sono spesso opera di automatismi informatici. Secondo
il portale Statista, che sintetizza i dati raccolti dalla piattaforma Incapsula,
questa tendenza è in fortissima crescita. Ancora nel 2012 gli umani erano il
49%, minoranza sì, ma di poco. Sembra strano. Ma, se pensiamo all’attività dei motori
di ricerca, strumenti di indicizzazione e aggregatori vari, il dato acquista
credibilità. La ricerca di Incapsula differenzia tra bot buoni e cattivi, con i
primi battono d misura i secondi (31% a 30,5%) e tra questi ultimi abbondano
phishing, truffe, spam e scarpers, ovvero chi ruba contenuti, indirizzi e-mail.
Un altro grande problema di internet sono le false informazioni che si
diffondono viralmente sulle reti sociali. Cinque università e quattro imprese, sotto la
direzione dell'università di Sheffield, stanno lavorando ad un sistema capace
di identificare fonti affidabili.Il programma - finanziato in parte dall'unione europea - è stato battezzato Pheme, la dea greca della fama. L'obiettivo è verificare all’istante le informazioni per permettere alle organizzazioni (governi, aziende, media ecc.) di rispondere più efficacemente alle voci infondate. Quelle che una volta si chiamavano leggende metropolitane. Pheme deve identificare quattro tipi di informazioni ad altro rischio: speculative, controverse, false e la vera e propria disinformazione.
La veridicità di una notizia sarà testata in tre fasi: prima di tutto l'analisi sintattica, lessicale e semantica. Poi la valutazione attraverso fonti affidabili. Infine il metodo di diffusione. Il risultato della ricerca potrebbe apparire sui nostri monitor.
"Già oggi possiamo analizzare un enorme volume di informazioni sulle reti sociali, la velocità con cui esse appaiono e le loro forme: tweet, foto, video, blog - spiega Kalina Bontcheva, ricercatrice a Sheffield - Ma, non è ancora possibile fare questa analisi in tempo reale e automaticamente per vedere se l'informazione è vera o falsa ed è proprio a questo che puntiamo''.
Una prima versione di questo "scopritore di menzogne”, lo scrive The Times, dovrebbe essere pronta in 18 mesi. In Francia, la fonte è Le Figaro, ci sono due siti - Hoaxbuster e il motore Hoaxkiller letteralmente cacciatore e assassino di beffe - che permettono già di individuare le false informazioni che circolano su internet. In Italia, per ora, ci affidiamo all’accortezza dei singoli utenti.