domenica 16 febbraio 2014

CONSUMATORI: BASTA USA E GETTA. SE SI ROMPE NON PAGO



La TV pay-per-view non è un successone. L’idea del pay-per-use forse non lo sarà. Ma vale la pena di tentare. La lancia Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione nazionale consumatori. Invece di acquistare un prodotto spazzatura – quelli che non conviene riparare - il consumatore potrebbe pagare solo per utilizzarlo. Un modo per spingere le imprese a distribuire prodotti durevoli ed anche a preservare l'ambiente. “Che ne dite?” Se lo chiede Massimiliano Dona. La risposta è “Ci piace!”
Un tempo i prodotti erano longevi. La durata era una delle caratteristiche più pubblicizzate: automobili ed elettrodomestici, ma anche abbigliamento e scarpe erano giudicati in base agli anni di servizio. Attorno a questo ruotava una sana economia del durevole: dall'olio motore per la l’auto, all'anticalcare per la lavatrice, alla candeggina delicata per preservare la camicia dagli strappi.
Oggi, al contrario, i prodotti sono progettati per cicli di vita più brevi. La chiamano obsolescenza programmata. Serge Latouche, il filosofo della decrescita felice spiega che "fin dall'inizio il prodotto viene concepito per avere una durata limitata". Non è cosa neppure recente. Già nel 1924, negli Stati Uniti, i produttori di lampadine costituirono un cartello per limitare la durata del prodotto a mille ore, mentre già all'epoca la vita media di una lampadina era più del doppio. Questo per assicurare all’industria una richiesta costante di nuovi prodotti con maggiori introiti per le aziende. Il caso non è rimasto isolato: dai collant alle stampanti, tanto meglio vendere oggetti destinati a rompersi, con i ricambi che cosano di più del prodotto intero, pur di generare nei consumatori la necessità di acquistarne di nuovi.
Quante volte ci siamo sentiti dire dal servizio assistenza che riparare costa troppo, meglio comprarne uno nuovo.
“Allora – suggerisce Dona - forse sta proprio ai consumatori mettere fuori mercato prodotti a rapida obsolescenza. Non è facile rinunciare a comprare il prodotto più trendy, ma in tempi di crisi non possiamo accettare queste furbizie sulla nostra pelle”.

 

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