Ancora una processione shock. Questa volta la statua della madonna si è
inchinata davanti al covo di un padrino di mafia, tra i vicoli del quartiere
Ballarò, a Palermo. Fatto ancora più inquietante il covo del capomafia Alessandro
D’Ambrogio, uno dei nuovi capi carismatici di Cosa nostra palermitana ora in
carcere a Novara, è un’agenzia di pompe funebri. Dopo i casi registrati in
Calabria ed in Campania, arriva anche la Sicilia.
Ma l’inchino più famoso è quello di Schettino, con la nave Concordia,
di fronte all'isola del Giglio. Episodi che in apparenza non hanno nulla in
comune. Invece oltre il nome della pratica, l’inchino appunto, hanno in comune
i morti provocati. Trentatré al Giglio, le migliaia dal dopoguerra in poi dallo
strapotere di Mafia, Camorra, Ndrangheta, Sacra corona unita. Non solo al Sud.
A questo strapotere s’inchina non solo lo Stato, che spesso è correo con le sue
istituzioni locali e decentrate, ma anche la madonna. Meglio il simulacro
profano della madonna che in queste processioni perde ogni significato
religioso.
L’inchino di Schettino ha provocato, milioni di euro di danno, a Costa
crociere – in parte risarciti dalle assicurazioni – allo Stato che dovrà ripristinare
l’ambiente marino preesistente al Giglio, all'economia turistica con il crollo
nel 2011 e 2012 del mercato croceristico. La criminalità organizzata sottrae
ogni anno all'economia italiana, non solo dignità, reputazione internazionale,
immagine. Ruba soprattutto miliardi di euro dalle tasche degli italiani onesti
chiamati a versare un surplus di tasse. Che li porta ad essere, con il 53% di
imposizione fiscale, i contribuenti più tartassati al mondo.
I cittadini sono costretti ad inchinarsi ad una politica incapace di risolvere
i problemi. Che si nasconde dietro finte riforme. Quella del senato, delle
province, del titolo V (chi di voi sa cos'è il titolo V?). Cazzo gliene frega
all'Europa, ai mercati, ai nostri creditori se il senato è elettivo o no, se ci
sono le province o le regioni o se il titolo V della costituzione prevede che
di turismo o agricoltura se ne occupi il parlamento o i consigli regionali.
Che fare? Cominciamo fare e a chiedere a tutti lo scontrino fiscale.
Denunciamo non il vicino se fa rumore, ma chi scarica il frigorifero di notte
per strada. Rispettiamo gli insegnanti dei nostri figli, ma i docenti si
aggiornino a rinuncino al privilegio di 100 giorni di “ferie” all'anno. Finiamola
di sporcare le nostre strade, di lasciare l’auto in terza fila, di pietire raccomandazioni
per ogni cosa.
Chiediamo una riforma seria della giustizia che accorci i tempi dei
processi e garantisca la certezza della pena. Paghiamo le tasse ma pretendiamo
una riduzione a poche imposte: sul reddito delle famiglie, sulle imprese, sui
guadagni da capitale. Tutto chiaro semplice e trasparente. Quanti giorni ci
vogliono per cambiare i nostri comportamenti e per varare due riforme (giustizia
e fiscale) come queste? Poche settimane. La patria si potrà rialzare e non ci inchineremo
mai più né ad Angela Merkel né ai liberatori alleati.