martedì 29 luglio 2014

ITALIA. NON M’INCHINO PIÙ. PATRIA RIALZATI


Ancora una processione shock. Questa volta la statua della madonna si è inchinata davanti al covo di un padrino di mafia, tra i vicoli del quartiere Ballarò, a Palermo. Fatto ancora più inquietante il covo del capomafia Alessandro D’Ambrogio, uno dei nuovi capi carismatici di Cosa nostra palermitana ora in carcere a Novara, è un’agenzia di pompe funebri. Dopo i casi registrati in Calabria ed in Campania, arriva anche la Sicilia.
Ma l’inchino più famoso è quello di Schettino, con la nave Concordia, di fronte all'isola del Giglio. Episodi che in apparenza non hanno nulla in comune. Invece oltre il nome della pratica, l’inchino appunto, hanno in comune i morti provocati. Trentatré al Giglio, le migliaia dal dopoguerra in poi dallo strapotere di Mafia, Camorra, Ndrangheta, Sacra corona unita. Non solo al Sud. A questo strapotere s’inchina non solo lo Stato, che spesso è correo con le sue istituzioni locali e decentrate, ma anche la madonna. Meglio il simulacro profano della madonna che in queste processioni perde ogni significato religioso.
L’inchino di Schettino ha provocato, milioni di euro di danno, a Costa crociere – in parte risarciti dalle assicurazioni – allo Stato che dovrà ripristinare l’ambiente marino preesistente al Giglio, all'economia turistica con il crollo nel 2011 e 2012 del mercato croceristico. La criminalità organizzata sottrae ogni anno all'economia italiana, non solo dignità, reputazione internazionale, immagine. Ruba soprattutto miliardi di euro dalle tasche degli italiani onesti chiamati a versare un surplus di tasse. Che li porta ad essere, con il 53% di imposizione fiscale, i contribuenti più tartassati al mondo.
I cittadini sono costretti ad inchinarsi ad una politica incapace di risolvere i problemi. Che si nasconde dietro finte riforme. Quella del senato, delle province, del titolo V (chi di voi sa cos'è il titolo V?). Cazzo gliene frega all'Europa, ai mercati, ai nostri creditori se il senato è elettivo o no, se ci sono le province o le regioni o se il titolo V della costituzione prevede che di turismo o agricoltura se ne occupi il parlamento o i consigli regionali.
Che fare? Cominciamo fare e a chiedere a tutti lo scontrino fiscale. Denunciamo non il vicino se fa rumore, ma chi scarica il frigorifero di notte per strada. Rispettiamo gli insegnanti dei nostri figli, ma i docenti si aggiornino a rinuncino al privilegio di 100 giorni di “ferie” all'anno. Finiamola di sporcare le nostre strade, di lasciare l’auto in terza fila, di pietire raccomandazioni per ogni cosa.

Chiediamo una riforma seria della giustizia che accorci i tempi dei processi e garantisca la certezza della pena. Paghiamo le tasse ma pretendiamo una riduzione a poche imposte: sul reddito delle famiglie, sulle imprese, sui guadagni da capitale. Tutto chiaro semplice e trasparente. Quanti giorni ci vogliono per cambiare i nostri comportamenti e per varare due riforme (giustizia e fiscale) come queste? Poche settimane. La patria si potrà rialzare e non ci inchineremo mai più né ad Angela Merkel né ai liberatori alleati.

domenica 27 luglio 2014

CONCORDIA. DISCORDIA FRA I CURIOSI SUL MIGLIOR “BELVEDERE”



La Concordia è ancora fuori dal VTE, il Voltri Terminal Europa ultima propaggine occidentale del porto di Genova, ma sono scattati i primi divieti e la curiosità dei voyeur dei disastri. “Sino al 19 dicembre l’intero specchio acqueo del bacino del porto di Voltri è interdetto alla navigazione, ancoraggio e sosta delle unità da diporto e pesca”. Lo prescrive l’ordinanza numero 248 del 25 luglio della capitaneria di posto genovese. Proibita anche la pesca subacquea e previsti severi controlli a limitazioni anche per le imbarcazioni impegnate nell'operazione di ship recycling della Concordia.
Intanto dalle prime ora di domenica una piccola folla di curiosi, armata di teleobiettivi, seggiolini e "sleppe" di focaccia, si è insediata sulle alture fra Pagli e Pra per osservare le operazioni di ingresso e soprattutto di attracco, che avverranno nel pomeriggio. Per altri il posto prediletto sono le alture di Crevari, più ad ovest, che sono in linea con l’ingresso occidentale del VTE. Da dove fra poche ore sarà possibile vedere l’ingresso nel canale 


mercoledì 23 luglio 2014

CONFERENZA STAMPA. ULTIMO ATTO DI DI MAURO, ORA C’È SOLO IL COMMISSARIO


L’ultima domanda è per Roberto Fabbricini. Il Coni ha commissariato la FIH perché Luca Di Mauro si è dimesso o perché la commissione d’indagine ha riscontrato irregolarità?
“Devo precisare, rispetto a quello sin qui detto, che non a tutte le obiezioni mosse alla gestione Di Mauro è stata data risposta puntale e quelle date non hanno fatto da contraltare ai rilievi. Le dimissioni hanno aiutato il processo”.
Questo il passaggio saliente della conferenza stampa che si è tenuta a fine mattinata al Coni.
In precedenza il presidente Malagò aveva sottolineato il suo compito “di salvaguardare lo sport, in questo caso l’hockey. Il commissariamento è stata la procedura prescelta. Le dimissioni hanno favorito questo percorso”.
Resa con l’onore delle armi. Molto fair play. Però alle dimissioni di Abete dalla presidenza della FIGC non è seguito il commissariamento anche se Malagò lo aveva adombrato. Il commissariamento è un istituto governato dalla legge dello stato e non avviene su richiesta, ma su disposizione dell’ente sovraordinato. In questo caso il Coni. Che nell’affaire hockey non ha ricevuto smentite adeguate ai rilievi mossi dalla commissione d’indagine.
Fra l’altro come sia stato possibile a 34 società, tutte siciliane, giocare i campionati e ricevere i voti che hanno determinato l’elezione del consiglio commissariato, senza neppure un tesserato. O ancora: a 5 società giocare, con un numero di tesserati inferiore al minimo per scendere in campo. E avanti: le società valdostane con tesserati, peraltro un pugno, tutti catanesi. Poi i documenti con date successive al loro accadimento, come nel caso dell’incorporazione CUS-HC-HC Catania. Che ha permesso a Di Mauro di rimanere in sella, alla faccia dello statuto per altri 22 mesi.
Allora, per bon ton, facciamo finta di credere che le dimissioni abbiano favorito il commissariamento. La verità è che messa in questo modo hanno precluso a Di Mauro il ricorso al TAR Lazio. Insomma, lo hanno accompagnato, con fair play, alla porta senza che potesse fare più danni.
Luca Di Mauro, seguito in sala da tutto il suo ex consiglio, ha detto di essersi dimesso “per la trasparenza” e di “voler dare la parola agli hockeisti”. Su queste dichiarazioni degna del miglior La Palisse non si può che essere d’accordo.

Anche il commissario Matteoli è intervenuto per annunciare che da oggi sarà in federazione per cominciare il lavoro. Un lavoro quanto mai necessario. 

domenica 13 luglio 2014

LINGUAGGIO. LAURA BOLDRINI IMITA MUSSOLINI. IN PEGGIO

Come tutti quelli che non hanno niente da fare, Laura Boldrini presidente della Camera, ha intrapreso un'altra - peraltro un po' vecchia - battaglia inutile. Il linguaggio maschilista dei media, che poi è lo stesso usato dai correttori automatici e in tutte le scuole della repubblica.
 “Nessuno – argomenta Boldrini – chiamerebbe maestra un uomo solo perché tra gli insegnanti elementari le donne sono la quasi totalità". E brava la maestrina dalla penna rossa. Che bacchetta in blu i giornalisti maschilisti e cattivi. De Amicis cosa ne direbbe? Lo scoprirete alla fine del pezzo.
Ovvio che presidente va bene sia al maschile che al femminile, perché alla radice è un participio presente: la o il presidente, proprio come diciamo la insegnante, la preside. Si può andare anche più in là, con la giudice e la vigile. E’ un enigma: esistenziale prima che grammaticale, sociale prima che “di genere”per quale ragione professoressa, dottoressa e studentessa hanno avuto, accesso al linguaggio comune e invece ministro, prefetto o sindaco no. Ragioniera si, procuratora no. Forse perché l'uso vale più dell'imposizione politica? Ne sa qualcosa il "voi" di mussoliniana memoria. Ma si sa, ai nuovi fascisti piacciono le cose brutte del vecchio fascismo come l'uso spropositato delle maiuscole. Vero Signora Presidente della Camera dei Deputati? Io opto per il più democratico: signora presidente della camera dei deputati.
Vabbè cara Laura. Scemenza per scemenza. D'ora in poi la sentinella, che è quasi sempre maschio, la (o lo?) chiameremo sentinello, come il guardio giurato, il guido alpino, il recluto, il geometro (se di sesso maschile) .... e a proposito bisogna informare quel maschilista (scusa maschilisto!) reazionario (non era socialista?) di De Amicis di riscrivere la sua toccante storia sul piccolo vedetto lombardo.
Se dev'essere parità di genere lo sia sino alla fine.
Cioè: se dev' essere parità/ò di genere/o (qui mi scatta la confusione!) lo sia sino alla fine/o

giovedì 10 luglio 2014

PROVINCE. GENOVA IN GUERRA. GAVETTA PER I DIPENDENTI IN TRINCEA


 A Genova la provincia dichiara guerra ai buoni pasto e costringe i suoi dipendenti ad armarsi di gavetta come in trincea. In un anno il valore settimanale dei ticket è passato da 40 euro (per quattro rientri pomeridiani) a 10,32 euro (per 2 rientri). Con un taglio di 360 euro sul reddito annuo. Intanto chiude le scuole al sabato, con ripercussioni sugli orari e le famiglie, per risparmiare una manciata di milioni. 
Altre province, anche al centro nord, come Biella e Pesaro hanno dichiarato il dissesto. A Grosseto mancano i soldi per il gasolio delle auto della polizia provinciale e dei mezzi della manutenzione stradale, altre non assicurano più, Campobasso e Chieti, lo sgombero neve. Vercelli vende la prefettura. Potenza minaccia di non riaprire le scuole e di abbandonare la manutenzione delle strade.
Invece la Toscana ha previsto, prima regione in Italia, un accordo salvareddito per i 4.500 dipendenti delle sue 10 province che non solo esclude tagli occupazionali, ma che preserva anzianità e livello retributivo, al peggio trasferimenti ad altri enti. Ecco, avanti così in ordine sparso in nome di un federalismo che sa più di giungla amministrativa che di autonoma.
Però le province sono tutte al loro posto. Agonizzanti, ma tutte lì. Senza sapere cosa dovranno fare, costano pure più di prima perché la spesa corrente fluisce senza neppure essere giustificata dai servizi che prima erano resi ed ora sono erogati con il contagocce o addirittura sospesi. L’unione province calcola un taglio medio del 30% dei servizi per il 2014.
I disastri di Monti e Letta amplificati dalla riforma, che cambia poco o nulla, di Renzi sono sotto gli occhi dei dipendenti, degli addetti ai lavori, ma sconosciuti all'opinione pubblica. Doveva essere operativa l’8 aprile. Renzi ha chiesto altri 100 giorni per i decreti attuativi. Diventeranno 1000 come per le riforme? Intanto le casse sono sempre più vuote. I trasferimenti dello stato sono quasi azzerati e l’entrata più forte, la tassa provinciale sulla compravendita delle auto, è in calo vertiginoso da anni per il crollo del mercato.


mercoledì 9 luglio 2014

HOCKEY. LO SPORT DEI RE PIÙ SCONOSCIUTO AL MONDO



Anna Moffo, regina della lirica rivale di Maria Callas, Federica Sciarelli, principessa del talk-show Chi l’ha visto?, Caroline Kennedy, figlia del presidente JFK, Silvia Costa, attrice e poi eurodeputato, Lynette Durand, mamma di Roger Federer signore del tennis, Brooklyn Beckam, figlio del re del pallone David, cosa hanno o avevano in comune? Giocare ad hockey.
Non su ghiaccio, su pista, con i pattini o, a cavallo, quello si chiama polo, ma a hockey, quello vero. Quello su prato e da ormai molti anni sull'erba sintetica. Però la testimonial, oggi, più famosa dell’hockey mondiale è la futura regina d’Inghilterra Kate Middleton: duchessa di Cambridge, madrina della nazionale inglese e omonima – nel cognome – di Barry Middleton uno dei più forti giocatori britannici. Che è stata capitana della squadra del suo college.
Subito dopo Kate, della famiglia reale più famosa al mondo arriva Luis, della famiglia Van Gaal. Louis, attuale CT dell’Olanda, in attesa di succedere sulla panchina del Manchester Utd a sir Ferguson, non a caso ha voluto nel suo staff due ex internazionali oranje di hockey Max Reckers e Marc Lammers. Inoltre è lo zio di due giocatori di hockey. È lui oggi il profeta del calcio totale che ha appreso e continua ad apprendere le su meraviglie dai segreti dell’hockey.
Perché l’hockey in Olanda, come in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Argentina, più che in India o Pakistan è sì sport popolare, ma soprattutto è giocato nelle scuole, nei college, nelle università, nei club. Non troppo esclusivi ma in alcuni casi, come il Real Club de Polo di Barcelona, hanno come socio con la tessera numero 1 sua maestà.



ENERGIA. SPEGNI IL LED. RISPARMI E SALVI LA TERRA



Sono più di 14 miliardi al mondo i dispositivi attivi connessi in rete. Smartphone, tablet, decoder, modem, Pc, laptop console e altri ancora. Che ogni giorno tutti noi usiamo o comunque lasciamo accessi e connessi a una rete wireless o ad internet. Per alcuni, come i sistemi di allarme, un’esigenza necessaria. Per altri solo una cattiva abitudine.
In Europa, il consumo medio degli apparecchi in standby è di circa 305 kWh per abitazione ogni anno, l’equivalente dell’11% del consumo complessivo di elettricità di una casa. Nel 2013, secondo uno studio dell'International Energy Agency (IEA) i nostri apparecchi connessi in rete hanno consumato 616 terawattore (TWh), soprattutto per l'attivazione della modalità standby con accesso a internet costante. Piccoli accorgimenti da parte nostra consentirebbero di risparmiare 600 TWh annui. Come dire la chiusura di 200 centrali elettriche a carbone, con il risparmio di 600 milioni di tonnellate di CO2. Questi sprechi di elettricità, nel mondo, sono costati 58,8 miliardi di euro. Entro il 2020, se non cambieremo il nostro approccio, spegnendo i device quando non li usiamo, il costo degli sprechi e dell'inefficienza energetica potrebbe superare gli 88,2 miliardi di euro ogni anno. Ed entro il 2030 i consumi deriveranno per il 15% dallo standby
Nel Rapporto 2014 "More Data, Less Energy: Making Network Standby More Efficient in Billions of Connected Devices", l’IEA mette in guardia dall'uso sbagliato dei dispositivi di comunicazione elettronica. Il problema, secondo l'IEA, non sono tanto i grandi data center, comunque apparati super energivori, ma i miliardi di piccoli hardware, che quasi sempre lasciamo connessi in network standby.
Un panorama preoccupante, che tra qualche anno potrebbe rivelarsi una vera criticità per il pianeta. L’inurbamento cresce rapidamente e, con l'aumento di offerta di servizi in rete e app da scaricare, la domanda di energia elettrica sarà sempre maggiore. La società connessa, il Connected Continent come l’ha definita il vice presidente uscente della Commissione europea e commissario Ue per l'Agenda digitale Neelie Kroes, è “un percorso obbligato e un'opportunità di crescita economica e culturale che vale 20 miliardi”, ma necessita di accorgimenti importanti, tra cui la lotta agli sprechi, la riduzione dei consumi e l'efficienza energetica.
I cittadini delle future smart city devono da subito adottare comportamenti più sostenibili a livello economico e ambientale. Anche con piccoli gesti quotidiani come spegnere un led.
Ad esempio:
- staccare la spina degli apparecchi che non usi frequentemente;
- usare multiprese con interruttore così è possibile spegnere tutto;

- installare una multipresa auto power off plug che sgancia automaticamente tutti i tuoi device;
- acquistare prodotti con uno standby ridotto. 

lunedì 7 luglio 2014

GIORNALISMO. GLI AMERICANI CI CREDONO SEMPRE MENO

La fiducia degli americani verso i mass media è in calo. Lo dice un sondaggio Gallup. I cittadini Usa si fidano sempre meno anche del web, che dal 1999 ad oggi è sceso dal 21 al 18%. Nel ventennio 1993/2014 i giornali passano dal 30 al 19% di quest'anno – ed erano al 51% nel 1979 - mentre la TV dimezza la sua credibilità dal 36 al 18%.

La ricerca fotografa l’inesorabile diminuzione del numero di americani che ripongono fiducia nei media classici e registra l’ulteriore calo di stima nel web. Ci sono differenze sostanziali fra conservatori, moderati e liberal, le tre categorie politiche prese in esame da Gallup. I conservatori, nel periodo 2004/2014, passano dal 23 al 15% nella fiducia concessa ai giornali, dal 30 al 19% in quella verso la tv; sembra persino alta la percentuale del 17% dei conservatori che si affidano al web per le notizie. Fra i moderati, la fiducia passa dal 32 al 24% per i giornali, dal 27 a un discreto 21% per la tv e ad un simile 22% per le rete. I progressisti, nell'ordine, dal 44% al 34 per i giornali, dal 37% ad un disastroso 15, per la tv e ad un comprensibile 22% per il web, visto il loro carattere innovativo.
L’implosione dei canali tradizionali, televisione e carta stampata è confermata dallo studio dell'Annenberg Center for Digital Future, della Southern California University, che stima in cinque anni il termine per l’esistenza della maggior parte dei giornali su carta.

In assoluta controtendenza le dichiarazioni rilasciate ad Alain Elkann per La Stampa di Torino dal direttore dell’Economist John Micklethwait: “Facciamo 60 milioni di sterline l'anno perché vendiamo bene. Quando sono diventato direttore ero convinto che internet fosse come un uragano e che avrebbe spazzato via le riviste. Mi sbagliavo. La gente voleva un filtro, le vendite dell'edizione cartacea sono aumentate. In America oggi i lettori su iPad e Kindle sono più o meno tanti quanti quelli che preferiscono la carta. I giovani, gli studenti, preferiscono la carta stampata”.

sabato 5 luglio 2014

WEB. LE MAJOR DI INTERNET FRA MEA CULPA E MINACCE


Facebook chiede scusa per l'esperimento di manipolazione delle emozioni, condotto nel 2012 su 700 mila utenti a loro insaputa. "Lo studio è stato comunicato male – ha detto Sheryl Sandberg, Chief Operating Officer di Facebook - Il progetto rientrava in una più ampia ricerca che le aziende fanno per testare diversi prodotti, e la comunicazione è stata scarsa. Per questo chiediamo scusa. Non era nostra intenzione turbare nessuno". Però, nel merito, il social network ritiene di non aver violato alcun vincolo di privacy nei confronti degli utenti. Non è di questo avviso l'Information Commisioner's Office (ICO), l'autorità nazionale garante della privacy e della data protection nel Regno Unito. Che per verificare se ci sia stata violazione dei dati personali ha avviato un’indagine. Il garante inglese è in contatto anche con l'organismo di protezione dati in Irlanda, visto che la sede europea di Facebook si trova a Dublino.
L'esperimento di Facebook era durato una settimana con l'obiettivo di verificare se la modifica, tramite un algoritmo automatico, del flusso di contributi positivi o negativi sulle bacheche personali degli utenti cambiasse anche i commenti personali e i post pubblicati. 
Meno conciliante nei toni You Tube. Anch’esso sotto il mirino delle autorità di garanzia.
Infatti è guerra aperta fra l’industria discografica e YouTube che si appresta a lanciare un servizio di musica in streaming a pagamento, in concorrenza a Spotifye e Deezer, ma a differenza dei rivali avrebbe proposto condizioni economiche non negoziabili e decisamente più svantaggiose per le case discografiche.
L'associazione IMPALA, che riunisce circa quattromila etichette indipendenti, ha chiesto l'intervento dell'antitrust europeo perché ritiene violate le norme comunitarie sulla concorrenza. Il commissario Joaquín Almunia, attualmente in proroga, paventa un'indagine se YouTube abusasse della sua posizione dominante nel mercato della musica online.
La prospettiva dell'apertura di una nuova indagine da parte dell'antitrust europeo ha spinto YouTube a concedere più tempo alle etichette indipendenti che rifiutano di firmare in bianco il contratto proposto dalla piattaforma di video-sharing di proprietà di Google. La minaccia è di eliminare dalle sue pagine i video degli artisti delle case discografiche che rifiutano il diktat. Fra questi anche star del calibro di Adele, Jack White e Franz Ferdinand o gruppi come i Arctic Monkeys
Caso chiuso? Assolutamente no. Secondo il Financial Times, YouTube applicherà la minaccia di bloccare i video se non si arriverà ad un accordo. YouTube afferma che solo il 10% delle etichette indipendenti non ha accettato i nuovi termini contrattuali e sottolinea come la sua offerta sia "equa e coerente coi prezzi dell'industria".
Il nuovo servizio a pagamento, che dovrebbe chiamarsi Music Pass propone condizioni economiche inferiori di un terzo rispetto a quelle praticate oggi. Una remunerazione pari al 45% contro il 65-70% del prezzo al dettaglio (al lordo delle tasse e dei diritti d'autore) offerto da Deezer o Spotify.

You Tube replica che da quando è stato acquisito da Google (nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari), ha versato più di 1 miliardo di dollari nelle casse dell'industria musicale attraverso accordi di licenza che permettono ai detentori dei diritti d'autore di percepire una quota dei ricavi pubblicitari.

venerdì 4 luglio 2014

OCCUPAZIONE. UN NUOVO MESTIERE PILOTA DI DRONI



I pizza boys del futuro lasceranno il motorino a casa e dovranno armarsi di joystick professionale. Il futuro è dietro il cartone della Quattro stagioni e apre scenari nuovi per i piloti di droni.
Infatti l’ENAC, l’ente nazionale dell’aviazione civile, nel suo ultimo regolamento ha previsto che “i sistemi costituiti da un mezzo aereo a pilotaggio remoto (i droni - Ndr) senza persone a bordo, non utilizzati per fini ricreativi e sportivi, e dai relativi componenti necessari per il controllo e comando da parte di un pilota remoto” siano affidati solo a chi è in possesso di una qualifica rilasciata da una scuola riconosciuta.
Elite Consulting, società romana attraverso le sue controllate HobbyHobby Drone Innovations, con l’apporto didattico di Aerovision e dell’aeroclub Volere e Volare offre il primo corso per piloti di droni nella doppia modalità: con lezioni presso l'Aviosuperficie Arma di Nettuno (Roma), oppure on-line.
Il corso completo per ottenere il certificato di competenza dura 16 ore e costa 610 euro. Il corso per ottenere il semplice attestato di competenza dura almeno 3 ore e costa 183 euro.
Il futuro pilota di droni saprà gestire tutte le fasi di un drone multirotore, dall'acquisto alla configurazione, dalla semplice condotta in volo all'esecuzione di precise missioni operative, fino alla manutenzione.

Il programma prevede lo studio di sicurezza volo, codice della navigazione, normativa del volo, cenni di teoria del volo e cenni di meteorologia. Fra i docenti anche il generale Maurizio De Rinaldis pilota da caccia ex comandante delle frecce tricolori. Forse un po’ sottodimensionato per insegnare a consegnare pizze. Ma il brevetto consentirà ai nuovi piloti di inserirsi nei cieli inesplorati del lavoro attraverso il volo a distanza.