domenica 26 gennaio 2014

LA POLITICA RUBA, MA SE LA STAMPA LO DICE GLI TAGLIA I FONDI



Ugo Sposetti storico tesoriere dei DS, favorevole al finanziamento pubblico dei partiti, comunista tutto d’un pezzo, senatore dal 1987 (PCI, Ulivo, PD). Ispiratore della legge che lega il rimborso elettorale al numero di voti che ha fatto crescere a dismisura i fiumi di miliardi regalati alla politica. Condannato, nel 1991, dalla Corte dei conti per l'appalto dei lavori per la costruzione delle piscine di Capranica e Valentano, affidato alla azienda Cogiva di Caprarola. Lui, Ugo Sposetti, vuole strozzare la stampa democratica.
 
L’ANSA di ieri riporta: EDITORIA: SPOSETTI, SOPPRIMERE FONDO PER L'EDITORIA - È quanto prevede un emendamento al primo articolo della proposta di legge sugli Enti locali (quella che contiene le norme «Salva Roma»). A presentarlo è stato l'ex tesoriere del Pd Ugo Sposetti. L'emendamento elimina il «Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria» con una dotazione di 120 milioni in tre anni. (ANSA).
Forse perché i giornali, come Il Sole 24 scrivono cose di questo tipo: “Duecento milioni all'anno, euro più euro meno. È l'entità del finanziamento pubblico dei partiti. Ma a questa somma vanno aggiunti anche i rimborsi per le elezioni regionali e per le europee. Ma perché un finanziamento pubblico se il referendum del '93 aveva sancito l'abrogazione dei fondi statali ai partiti? La risposta sta nella parola "rimborso". La consultazione referendaria, infatti, fece decadere il contributo pubblico per il funzionamento ordinario dei partiti, non il rimborso per le spese elettorali. Rimborso che, secondo quanto certifica la Corte dei conti, costituisce di fatto un vero e proprio finanziamento che va ben al di là delle spese per le campagne elettorali. Un esempio? Nel 2006 i partiti hanno speso 120 milioni e ne hanno incassati 520, nel 2008 hanno sborsato 110 milioni e ne hanno ricevuti 503. I fondi di Camera e Senato distribuiscono circa 500 milioni a legislatura, dunque 100 milioni all'anno. Ma a questa cifra si è aggiunto, dal 2008 al 2011, anche il rimborso relativo alla precedente legislatura chiusasi in anticipo”.
E poi che c’entra una legge sugli enti locali con il fondo dell’editoria? Il solito giochino di mettere trappole di nascosto caro ai marpioni della vecchia politica.
«Il settore editoriale – aggiunge il presidente del sindacato dei giornalisti Giovanni Rossi - dà lavoro a migliaia di persone e reddito alle loro famiglie. È dovere dello Stato intervenire per rilanciare un settore che vive una crisi gravissima. L'intervento pubblico serve a garantire il pluralismo, come prevede la Costituzione. Il sindacato dei giornalisti è per il massimo rigore nell'erogazione dei fondi che sono finalizzati a sostenere l'occupazione. Tutti concetti ribaditi, con forza, dal segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, intervenendo al congresso di Sel a Riccione». (ANSA).
Forse sono le frequentazioni sbagliate?

FACEBOOK 2. TROPPI FAKE. SU TWITTER COMPRI 1.000 FOLLOWER PER 11 DOLLARI



Il 10% dei profili Facebook sono falsi. Sono almeno 100 milioni i fake semplici 'bot' informatici, cloni e zombie della rete che gonfiano la popolazione reale del social network. Lo scrive su The Telegraph, Jamie Bartlett, direttore del Centre for the Analysis of Social Media del think tank Demos, specializzato in dark net (http://blogs.telegraph.co.uk/technology/author/jamiebartlett/)

Alla fine del 2012 Facebook aveva annunciato di avere superato la soglia del miliardo di membri, ma secondo la società di analisi e-Marketer le persone in carne e ossa sono meno di 900 milioni. Facebook stessa ha confermato che il 9-10% degli account sono doppioni, cloni o bot.

La presenza di fake mischiati alla base di utenti attivi du Facebook è una spina nel fianco per la pubblicità online, che basa le sue scelte di spesa sull'indicatore della base utenti. Ma se il dato non corrisponde alla realtà, il rischio di buttare soldi in campagne digitali cresce a dismisura per le aziende. Perché la pubblicità funzioni davvero è necessario che gli utenti siano persone in carne ed ossa e non semplici cloni digitali travestiti da utenti.

Anche Twitter, aggiunge Bartlett, ha i suoi problemi con i fake. A novembre del 2013 aveva dichiarato 232 milioni di utenti attivi. Ma secondo la società di analisi Twopcharts il numero complessivo di utenti registrati a Twitter è molto superiore, pari a 916 milioni di account. "Ciò significa che più o meno tre membri su quattro registrati a Twitter hanno abbandonato il sito oppure non lo utilizzano anche se sono registrati - precisa Bartlett - un recente studio condotto da Ipsos-Reuters evidenzia che il 36% degli utenti di Twitter non usa l'account dopo la registrazione". Il 40% degli utenti attivi di Twitter non twitta e si accontenta di leggere quello che scrivono gli altri. Il 5% degli utenti sono cloni.

Stessi problemi per Google Plus. L'anno scorso il senior vice president Vic Gundotra ha detto che Google+ conta più di 300 milioni di utenti attivi, ma alcuni insider hanno fatto notare che per essere considerato utente attivo è sufficiente cliccare nel sito.
Il problema dei fake e dei cloni riguarda anche un altro aspetto importante dei social, quello delle recensioni online su prodotti e servizi che girano online. Secondo Bing Liu, studioso di dati dell'Università dell'Illinois, un terzo delle recensioni che girano online sono false e la vendita di finti follower e Like di Twitter e Facebook è pratica diffusa. Pare che la l'acquisto di mille follower su Twitter costi intorno agli 11 dollari.  

FACEBOOK MORIRÀ? PER ORA DIVENTA SOLO PIÙ VECCHIA



La notizia arriva da Princeton. Facebook perderà l'80% dei suoi utenti nei prossimi tre anni. Ritwittata migliaia di volte si è diffusa in modo virale secondo gli stessi schemi analizzati da due giovani studenti-ricercatori, John Cannarella e Joshua Spechler, che si ispirano al ciclo di vita delle malattie infettive per spiegare l'esplosione e la morte dei social network.

Per testate la loro teoria e arrivare alla conclusione che le reti sociali sono come le mattie infettive, i due giovani hanno usato il caso di MySpace che, dopo una prima fase di grande successo, ha conosciuto un rapido declino. Ma questo non significa necessariamente che Facebook, Twitter o Linkedin faranno la stessa fine.

Facebook e MySpace hanno infettato all'inizio i teenagers che sono anche stati i primi a sviluppare difese immunitarie. Facebook ammette, oggi, di perdere i propri utenti più giovani. I dati raccolti da iStrategyLabs, la piattaforma di social advertising del gruppo, dicono che dal gennaio 2011 al gennaio 2014 s'è ridotta del 25% la percentuale di utenti tra i 13 e i 17 anni (da 13,1 milioni a 9,8 milioni) e dell'8% di quelli tra i 18 e i 24 anni (da 45,4 milioni a 42 milioni).

MySpace però si è fermato ai giovani mentre l'azienda di Mark Zuckerberg sta attirarando nella propria rete anche professionisti e utenti adulti. I dati dicono che funziona vista l'esplosione di iscritti over 55 (+80% negli over 55; da 15,5 milioni a 28 milioni). Inoltre Facebook si allarga su mercati emergenti come l'Africa, l'Asia e l'America Latina.

Inoltre Facebook, a differenza di MySpace, gode oggi della grande diffusione di dispositivi mobili. Oltre il 78% dei suoi utenti, infatti, accede da device mobile. Lo studio di Princeton si basa sulle proiezioni di Google Trends, che nel dicembre 2012 ha registrato il picco delle ricerche fatte per parola chiave Facebook senza considerare che oggi la maggior parte degli utenti accedono dalla app.

Facebook ha risposto con ironia tramite il suo team composto da Mike Develin, Lada Adamic e Sean Taylor, con tanto di grafici e tabelle: "Utilizzando la stessa robusta metodologia presente nel documento, la Princeton University, in linea con il principio scientifico correlazione = causalità, potrebbe essere in serio pericolo e scomparire del tutto".

John Cannarella e Joshua Spechler hanno rifiutato di rilasciare commenti perché il loro studio è ancora in fase "peer-review" cioè deve ancora essere esaminato da altri colleghi per accertarsi che non sia aria fritta.

 

 

venerdì 24 gennaio 2014

ADOZIONI. SEMPRE MENO E SEMPRE PIU' PICCOLI I BIMBI ACCOLTI



Oltre 2.800 i bambini entrati in Italia lo scorso anno, adottati da 2.291 coppie. Erano oltre quattromila minori adottati sia nel 2010 sia nel 2011, anno in cui per la prima volta dopo un quinquennio la crescita si è arrestata. Rispetto all’anno precedente il calo dei minori è del 9%, comunque inferiore rispetto al brusco crollo registrato tra il 2011 e il 2012, che è arrivato a sfiorare il 23%. I numeri sono però molto lontani Scende l’età media dei bambini adottati: dai 5, 9 anni del 2012 ai 5,5 anni del 2013.

Russia, Etiopia, Polonia e Colombia da soli assorbono oltre la metà delle adozioni. Sono invece Colombia, Brasile e Ucraina i paesi dove le adozioni hanno subito la maggiore frenata.  

Lo dice la commissione della presidenza del consiglio, che ha diffuso i dati provvisori del 2013 in attesa del rapporto statistico annuale che sarà disponibile a febbraio. In un anno si sono perse 178 coppie adottive. La Lombardia è la regione più accogliente, seguono Lazio e Toscana, ma sono in crescita anche le famiglie che adottano al Sud.

IDEA LAVORO. PARTI GRATIS PER GLI USA E DIVENTA IMPRENDITORE


 
C’è tempo sino al 18 aprile 2014. Il programma Best (Business Exchange and Student Training) offre ai giovani italiani con un’idea imprenditoriale innovativa la possibilità di trascorrere sei mesi negli Stati Uniti, presso imprese high-tech della Silicon Valley, per sviluppare la propria idea.
Sinora ci hanno provato 60 giovani talenti italiani. 26 di loro hanno già lanciato aziende di successo in Italia e all’estero, come Bioecopest, D-Orbit, Ecce Customer, Smart Oil Ltd, Cellek Bioteck AG e Smania.
 

Fonte : http://www.oezratty.net/wordpress/2011/retour-en-silicon-valley-7-et-nous-et-nous/
Per l’anno accademico 2014/15 sono previste borse di studio del valore di 41.000 dollari l'una, per frequentare corsi intensivi in Entrepreneurship e Management presso la Santa Clara University, nella Silicon Valley, e svolgere poi uno stage di quattro mesi presso una start-up statunitense, nei periodi agosto/settembre 2014 e febbraio/marzo 2015.
Al programma possono partecipare giovani ricercatori, economisti, laureati che abbiano un'idea nel campo dell’ICT, Biotech, Tools and Machinery, Energy and Green Technology e Art, Design e Fashion.
Per maggiori informazioni sulle modalità di partecipazione: www.bestprogram.it .
 

LOTTERIE. L'ITALIANO GRATTA, LO STATO VINCE



I Gratta e vinci in Italia si vendono cinque milioni e mezzo di biglietti al giorno: uno ogni dieci persone poppanti e carcerati compresi. Nei primi nove mesi del 2013 sono stati venduti 1 miliardo 487milioni di tagliandi; spesi 7 miliardi e 165 milioni di euro con un leve calo (-1,7%) sullo stesso periodo del 2012. In media, ognuno dei 59.389.000 italiani spende più di 120 euro all’anno in questa tassa occulta. Parliamo solo di Gratta e vinci: "Botta di fortuna", "I tesori del Pascià", "Turista per 10 anni", "Natale in famiglia" e così via. Lo rivela con soddisfazione Gtech, multinazionale che controlla Lotterie nazionali srl, che ha la concessione esclusiva (rilasciata dai Monopoli di Stato) della gestione di tutti i gratta e vinci. Mentre gli italiani grattano, la multinazionale con il beneplacito dello stato gratta ogni 3 giorni un euro di tasca a tutti noi. Più di quello che ci chiede la RAI per l’odiato canone, più di quello che dieci milioni di italiani hanno pagato, in media, per la miniIMU.

Come ogni gioco d'azzardo, anche i gratti e vinci causano dipendenza, come viene riportato su ogni biglietto. "C'è però mancanza di trasparenza sulle reali possibilità di vincita – spiega il blogger e avvocato romano Osvaldo Asteriti -. Sul retro del biglietto si rimanda al sito dei Monopoli di Stato, ma sarebbe doveroso invece scrivercelo direttamente, così che ogni giocatore possa sapere quali chance ha".

Il “Nuovo Miliardario”, l’ultimo gratta e vinci, promette - con solo 5 euro - di vincerne 500.000: capiterà però solo a 27 giocatori (su 142 milioni di tagliandi): una possibilità su 5.260.000. Mentre le vincite da 5 euro (lo stesso prezzo del biglietto) sono circa 42 milioni. Ci sono poi i premi intermedi, da 100mila a mille euro per un totale di 15.660.000. "Tutti gli altri se vinceranno incasseranno cifre, da 10 a 50 euro, che probabilmente spenderanno per acquistare altri biglietti", conclude Osvaldo Asteriti. Insomma almeno 75 milioni, su 142, resteranno nelle mani del banco. E questo è solo un gratta e vinci. Insomma tu gratti e vince lo stato.