A Gibilterra ci sono 250 hockeisti su 30.000 abitanti. Come se in
Italia su 60 milioni ce ne fossero 500.000. Invece sono poco più di 3.500. A
Gibilterra, scrive lo storico Alberto Rosselli: “Secondo il locale archivio storico, nel 1725, su una popolazione
complessiva di 1.113 anime risultavano esserci 414 genovesi, 400 spagnoli, 137
ebrei della diaspora, 113 britannici e 49 tra portoghesi, olandesi e arabi...”
Ancora oggi i cognomi genovesi presenti nella Rocca sono moltissimi: Parodi,
Baglietto, Bossano, Robba, Montegriffo o i deformati Olivero (Olivieri) Danino
(Dagnino), Chipolina (Cepollina), Shacaluga (Sciaccaluga) e fra gli hockeisti
Remage (Remaggi) Valarino (Vallarino), Stagno.
Sì, come Nathan Stagno l’arbitro internazionale che ha diretto gare in
tutte le quattro maggiori competizioni internazionali: Olimpiadi, Mondiali, World
League, Champions Trophy, oltre ovviamente gli europei, l’EuroLega e le altre
coppe continentali.
Quando nascono le storie incrociate dei genovesi a Gibilterra e dell’hockey
sotto la Rocca? Bisogna andare molto indietro e fare un giro per tutto il
Mediterraneo. Nel 1528, con la cacciata dei francesi da Genova, ad opera
di Andrea Doria, la Repubblica ritrova la sua indipendenza e incrementa la
sua potenza economica. La famiglia Lomellini, già famosa per la sua banca,
ottiene da Carlo V di Spagna l'esclusiva della pesca al corallo per l'isola africana
di Tabarca. Molti genovesi partirono nel 1542 da Pegli e dai vicini paesi
della riviera ligure al seguito dei Lomellini e si insediarono sulla costa
tunisina, dove pescarono corallo fino al 1735. In quegli anni, diminuito il
corallo, la concessione ai Lomellini era diventata meno redditizia, erano
aumentati i dissidi con gli islamici e la pressione del bey di Tunisi era
sempre più minacciosa sino alla conquista di Tabarca del 1741.
Allora nel 1738 una parte dei tabarchini, con a capo Agostino
Tagliafico, accettò la proposta del Re Carlo Emanuele III di Savoia di
colonizzare l'isola sarda di San Pietro, allora deserta, fondando Carloforte e
poi Calasetta nella vicina isola di Sant’Antioco. Una parte minore dei pegliesi
di Tabarca si diresse sulla costa spagnola di Alicante, fondando il villaggio
di Nueva Tabarca, dove però la popolazione attuale, conservando i cognomi genovesi,
è stata assorbita dalla comunità spagnola. Una parte di loro, probabilmente si
diresse anche a Gibilterra, dove - sempre secondo Alberto Rosselli - un “pugno di pescatori di Pegli che tre secoli
fa si lasciarono alle spalle una Superba ormai in crisi per dirigere le prue
dei loro pescherecci verso le Colonne d’Ercole, verso un ignoto che
evidentemente li spaventava assai meno della grama vita che facevano in patria.
Nelle vene di Giobatta Stagnetto, ex-ministro dell’Industria e del Commercio di
Gibilterra, scorre puro sangue genovese. «I miei avi erano, infatti, pescatori
di Pegli e raggiunsero le spiagge dello Stretto tre secoli fa, come d’altra
parte la maggior parte degli altri coloni liguri». Jo Bossano e Adolfo
Canepa furono, addirittura, primo ministro nell’ultimo ventennio del secolo
scorso”.
Comunque le cronache di Gibilterra già dal 1704 offrono le prime
notizie certe e documentate sui liguri sbarcati a Gibilterra, sulla cui Rocca
sventolava ancora il drappo di Castiglia. La flotta inglese la strappò agli
spagnoli solo nove anni dopo, nel 1713.
Facciamo un salto al 1948. L’anno in cui sbarca, ufficialmente, l’hockey
a Gibilterra e nasce la federazione. I primi giocatori sono inglesi della Royal
Fleet e delle altre truppe britanniche di stanza nella Rocca. Poi si sviluppa
rapidamente e nel 1951 viene fondato il primo club “civile” Grammarians GHC.
Seguono gli Eagles, i Collegians e via via gli altri team. Nel 1969 arriva la
prima partecipazione in coppa campioni e nel 1978 la nazionale si presenta all’Europeo
di Hannover, sino all’edizione del 2013, dove Gibilterra giunge 5^ al Championship
III a Losanna.
Stagnetto, come l’ex ministro, e Stagno, come l’arbitro di hockey, sono
cognomi tipici del ponente genovese, nel XVI secolo feudo dei Lomellini.
Proprio Nathan Stagno, con la sua partecipazione alle Olimpiadi di Londra 2012,
al Mondiale dell’Aja 2014 e al Champions Trophy in Nuova Zelanda, oggi è la
principale gloria sportiva di Gibilterra.
Nathan Stagno capisce l’italiano, non parla genovese - come più nessuno
a Gibilterra - ma “ü zeneize” era parlato ancora da alcuni vecchi fino agli
anni Settanta del Novecento a La Caleta, un villaggio vicino a
Catalan Bay nella parte nord-orientale del promontorio di Gibilterra.
Ancora oggi la popolazione di Gibilterra con cognomi liguri, ed
italiani, raggiunge il 20%. Anche perché nella seconda metà dell'Ottocento si
radicarono a Gibilterra anche alcuni siciliani, ma il grosso della
comunità italiana di Gibilterra rimase ligure.