giovedì 6 marzo 2014

PROVINCE. CHI LE VUOLE CHIUDERE SALVA LE “PARTECIPATE”


 
Il nemico da distruggere sono le province. L’ariete, in verità depotenziato, dei rigoristi della riforma de noantri, dopo la bocciatura costituzionale inflitta a Monti, è la legge siciliana.
Per la riforma di Rosario Crocetta sulle province bisogna attendere ancora, mercoledì l’aula palermitana ha frenato ancora sulle città metropolitane. Nel frattempo, “la norma per salvare il personale delle società partecipate delle province sarà inserita nella legge che tra sei mesi determinerà le funzioni dei nuovi consorzi”. Spettacolo! Si chiudono le provincie ma si salvano le partecipate. Lo ha comunicato l’assessore regionale alle autonomie locali, Patrizia Valenti, ai sindacati.
Alla faccia dell’allarme lanciato lo stesso giorno da Raffaele Squitieri, presidente della corte dei conti, “le società partecipate dagli enti pubblici, in alcuni casi strutturate in scatole cinesi mettono a rischio l'equilibrio finanziario dell'ente fino a provocarne il dissesto”.
Nella relazione 2013 della corte dei conti della Campania, il procuratore regionale Tommaso Cottone, contava su scala nazionale oltre 5.000 organismi privati, partecipati dagli enti locali, con un indebitamento valutato intorno ai 34 miliardi di euro con fenomeni di cattiva gestione che si sono concretizzati “in assunzioni di massa illegittime e clientelari; in consulenze inutili; in sprechi per acquisti di forniture inutili e a prezzi fuori mercato”. Nel gennaio di quest’anno il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha alzato l’asticella: “In Italia ci sono oltre 7.000 società partecipate: è una situazione anomala nel contesto internazionale''.
Per Squitieri il ricorso a queste società “ha consentito di eludere il patto di stabilità e aggirare i vincoli all'indebitamento”. Venderle a privati? Difficile. "Sono società con perdite croniche, sovradimensionate nel personale e con un debito insostenibile che non troverebbero acquirenti sul mercato". La Corte scrive che “il problema delle perdite riguarda il 33 per cento delle società partecipate da comuni e province”.
Le partecipate sono il vero cancro degli enti locali, un passato di cui non ci si riesce a liberare, con incarichi e consulenze dai compensi fuori mercato che non hanno prodotto niente” dichiarava un anno fa a Napoli Tommaso Cottone, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario contabile.
Si vogliono salvare almeno 15.000 consiglieri d’amministrazione – legati a doppio filo ai partiti - alcuni dei quali con compensi da 5 a 6 zeri?

Nessun commento:

Posta un commento