Il 19 marzo sono stati più di 1.500 bianconi transitati in poche ore ai
confini meridionali del parco del Beigua, sui primi rilievi di Arenzano. Al
centro dell’Appennino ligure. Un numero impressionate mai visto prima.
“Il biancone ci ha sempre
riservato sorprese - dice Luca Baghino l’ornitologo che da anni segue il
fenomeno della migrazione dei rapaci per conto del parco del Beigua - ma un flusso di questa entità, così
concentrato, è stato davvero straordinario da ogni punto di vista”. Stiamo
parlando di un rapace diurno, il suo nome scientifico è Circaetus gallicus, la
cui migrazione, sia nella fase pre che post-riproduttiva, è studiata da più di
trent’anni sulle colline di Arenzano, nella vicina Francia, nei pressi di
Nizza, sia sulle Alpi Apuane. Si tratta infatti al 99% di individui adulti,
destinati ad accasarsi in buona parte in Italia per la nidificazione, la fase
biologica che li tratterrà nel nostro spazio aereo fino alla metà di settembre.“La migrazione di massa del 19 marzo ha equilibrato in un certo qual modo i risultati intermedi ottenuti nella prima settimana di conteggio, che erano decisamente al di sotto dei valori medi del 2012-13” spiega Baghino.
Il monitoraggio di dodici giorni della migrazione dei rapaci diurni, condotto anche quest’anno dal 10 al 21 marzo presso Arenzano si è concluso con 2307 bianconi conteggiati in leggero calo rispetto al 2012. Un periodo di controllo breve ma intenso, incentrato sulla migrazione del biancone, come specie primaria, che nella seconda decade di marzo raggiunge il picco del proprio passaggio.
“Grazie all’exploit del 19 marzo – continua l’ornitologo - i passaggi si sono portati oltre la soglia attesa dei 2000 individui che negli ultimi anni sembra costituire, nel mese di marzo, il valore di riferimento in questo monitoraggio: l’anno scorso furono infatti quasi 2600 i bianconi rilevati nello stesso periodo. I dati conseguiti e gli indici calcolati - conclude Luca Baghino - ci mostrano che la popolazione italiana è in ottima salute, con un trend positivo e un aumento dei contingenti di passo osservato da almeno dieci anni. Questo andamento positivo riflette la capacità della popolazione italiana di biancone ad occupare con successo gli habitat disponibili adatti alla riproduzione nella penisola; tuttavia, risultati di questa portata suggeriscono anche che l’apporto dei bianconi in migrazione nella zona del Beigua non italiani, cioè quelli destinati ad insediarsi oltralpe, probabilmente è maggiore di quanto ipotizzato inizialmente”.
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