lunedì 10 marzo 2014

CRISI. L’ORO RUBATO ALLE FAMIGLIE ITALIANE


17 milioni di italiani hanno venduto 200 tonnellate di oro. Tolti i bambini, una persona su tre. Lo ha detto il presidente di Unioncamere alla commissione industria del senato. “È una stima approssimativa del valore dell’oro da recupero che gli italiani, in tempo di crisi, hanno venduto ai compro-oro”.
Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha shockato i senatori. Si tratta di una quantità pari all’8% delle riserve auree italiane che sono 2.452 tonnellate. La terza riserva aurea al mondo, dopo quelle di Stati Uniti di Germania. Ci sono banche centrali di stati sovrani che 200 tonnellate d’oro se le sognano. In tempo di crisi noi le svendiamo ai compro-oro. Le famiglie si impoveriscono, raschiano il barile per far quadrare il bilancio e senza volere contribuiscono ad ingrassare la criminalità.
Si tratta – ha sottolineato il presidente di Unioncamere – di un’attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere ricettazione, riciclaggio, economia illegale. Le camere di commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell'ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati".
Certo non tutti i compro-oro sono in mano alla criminalità organizzata. Ad oggi, manca, non solo un’anagrafe, ma addirittura un censimento di questi esercizi.
L’esplosione dei compro-oro – ha chiarito Dardanello – è un fenomeno recente e per questo non ancora ben identificato, riteniamo che siano circa dodicimila attività”. La notevole offerta di metallo prezioso, ha reso l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere.
Negli anni Trenta gli italiani donavano le loro fedi nunziali alla patria, per rispondere all’attacco internazionale delle sanzioni economiche. Ottant’anni dopo i pronipoti di quelle generazioni vendono il proprio oro per resistere ad un altro attacco economico, che arriva dalla bolla finanziaria americana e dalle politiche europee di rigore economico.


 

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